Xylella fastidiosa, perché bisogna fare in fretta

Dalle origini del batterio alla diffusione, le tappe di una vicenda che rischia di sfuggire di mano

Xylella fastidiosa, perché bisogna fare in fretta
Sulla Xylella Fastidiosa si è scritto e si scriverà ancora tanto, data l'importanza dell'argomento che è giunto perfino sui mass media nazionali. Tuttavia, si sta assistendo ad una diffusione incontrollata di notizie che creano più confusione che altro. Proviamo a fare chiarezza sulla vicenda, grazie ad un report uscito sull'Informatore Agrario 16/2015.

Origine: Costa Rica?

Da circa un anno, i ricercatori dell'istituto di Virologia vegetale del Cnr di Bari, sostengono come lo stato Costaricano sia il maggiore indiziato della diffusione del batterio killer, in quanto è l'unico altro luogo dove sia stato ritrovato il ceppe "gemello" del batterio. Ipotesi avvallata dalla recente scoperta in Francia di piante di caffè costaricane infette da Xylella e giunte in Oltralpe tramite l'Olanda. Proprio dai Paesi Bassi nel 2012 sono transitati oltre 40 milioni di piante costaricane, facendo ipotizzare come possa essere questa la porta d'entrata del patogeno.

Tre fattori hanno scatenato l'infezione

Sembra che il deperimento di piante d'olivo nella zona salentina risalisse già a 5-6 anni fa. Tuttavia la lieve entità del fenomeno non faceva presagire un'evoluzione così nefasta. A quanto pare sono tre i fattori che hanno scatenato l'epidemia:
  • Scarse cure agronomiche da parte degli olivicoltori. Questo è dovuto anche dalla scelta politica di disaccoppiare gli aiuti europei dalla produttività aziendale, provocando una lenta e progressiva diminuzione delle cure colturali agli oliveti, che sono divenuti in tal modo terreno fertile per la diffusione del batterio;
  • Presenza di vettori: l'insetto Philaenus Spumarium (sputacchina media) è stato certificato quale efficiente vettore della malattia. Negli ultimi anni, il clima mite invernale e l'eliminazione di trattamenti efficaci al suo controllo, ne ha provocato un notevole aumento della popolazione;
  • Clima: le ultima annate costellate da inverni miti e piovosi, sono condizioni ideali per lo sviluppo del patogeno.
Da registrare come il rinvenimento ufficiale del batterio sia datato 15 ottobre 2013, e dopo quasi un anno (26 settembre 2014) il ministero abbia varato le misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione di Xylella Fastidiosa, al quale sono seguite (dicembre 2014) le linee guida della regione Puglia per il contenimento del batterio.

Una lotta complicata

Ogni volta che c'è un'epidemia batterica, e l'Italia non è nuova a queste situazioni (vedi Colpo di Fuoco nel pero e Pseudomonas nel kiwi), ci sono azioni di profilassi oramai consolidate:
  • Eradicazione piante infette, per abbassare la carica d'inoculo;
  • Controllo dei vettori, (eliminazione insetti, controllo materiale vivaistico) per evitare la diffusione;
  • Applicazione obbligatoria di pratiche agronomiche e misure fitosanitarie;
  • Ricerca, informazione e divulgazione.
Logicamente, queste pratiche devono essere attuate con tempestività, in quanto più passa il tempo e più il batterio si diffonde. A suo tempo, in Emilia Romagna e nel Lazio, sono stati eradicati centinaia di ettari di pero e kiwi, rispettivamente, a causa di epidemie batteriche, ma dopo lo shock iniziale si è passati ad una situazione di convivenza.

Al contrario, nel Salento, a causa dell'importanza paesaggistica e culturale che detiene l'olivo, l'eradicazione è stata quasi inesistente, ed ogni volta con forti polemiche da parte della popolazione e degli agricoltori. Anzi, sono state inventate favole fantasiose e teorie complottistiche per cercare di salvare il territorio. Alcuni esempi:
  • Interesse delle multinazionali a sostituire l'olivo con colture transgenice;
  • L'interesse dell'agrochimica a riversare fitofarmaci nell'ambiente;
  • Interessi immobiliari per cementificare il territorio e costruire campi da golf
Quest'azione di sciacallaggio e di disinformazione non ha fatto altro che rallentare la politica nelle sue decisioni (troppo rischioso scontentare gli elettori) promettendo la non eradicazione delle piante. Risultato? Il batterio si è diffuso a nord, nel Brindisino, i focolai aumentano in continuazione così come la morte delle piante, la Francia ha vietato l'importazione di piante dalla Puglia ed il Marocco da tutto il territorio nazionale.

Bisogna fare in fretta!

La situazione è drammatica, ma fortunatamente è tuttora estesa in una zona limitata. Tuttavia, se non si mettono in atto le necessarie contromisure, seppur dolorose, c'è il rischio che l'epidemia assuma un connotato nazionale. Inoltre, non bisogna dimenticarsi che il batterio è estremamente polifago, e la sua presenza è stata già registrata su agrumi, mandorlo e ciliegio...

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