Fragola e Pera: se Gdo e organizzazione sono due scogli

La denuncia di Salvi e Suriano, il "no" di 6 big alla newco: niente di nuovo sotto il sole?

Fragola e Pera: se Gdo e organizzazione sono due scogli
Mercoledì: “Salvi sprona la Gdo: serve più attenzione per la fragola”. Giovedì: “Suriano rincara la dose: la Gdo ha reso le fragole una commodity”. Venerdì: “Progetto Pera: si sfilano Apofruit, Mazzoni, Afe-Salvi, Zani, Pempa Corer, Spreafico”. 
Rapporti con la moderna distribuzione e aggregazione: problemi “storici” per il settore, tornati prepotentemente alla ribalta. Le tre cliccatissime “aperture” di Italiafruit News della scorsa settimana, di cui vengono riportati i titoli nelle prime righe, sono lì a testimoniarlo.

Le prese di posizione di due personaggi di spicco quali il presidente nazionale di Fruitimprese e la principale fautrice del fenomeno Candonga, che di fatto hanno dato voce a coloro che operano a monte della filiera nel comparto-fragola, mettono il dito nella piaga nella gestione di un prodotto dalle potenzialità ancora buone, anche sul mercato nazionale, ma che per una serie di motivi non riesce a spiccare il volo e si trova spesso relegato al ruolo, appunto, di commodity. Colpa della Gdo? Ni.

E qui veniamo all’altro tema, l’aggregazione, “chiamata in causa” dall’involuzione di Pera, ambizioso progetto frenato dalla (temporanea?) defezione di sei “big”. Senza voler entrare nel merito dei motivi scatenanti la rottura e indipendentemente dalla valutazione di eventuali “difetti all’origine”, è indubbio che per qualunque osservatore esterno questa rischi di tramutarsi nell’ennesima occasione persa di organizzare adeguatamente l'offerta

Ed è difficile pensare di mettere in discussione i rapporti di forza con chi, nella filiera, ha il coltello dalla parte del manico, se non si riesce a fare sistema. Certo, il nodo non è solo questo, i motivi del differente peso specifico con la distribuzione sono anche altri. Ma la creazione di un sistema Italia più strutturato e competitivo, nell’ortofrutta, passa sicuramente dall’unione d’intenti, dalla condivisione di prodotto e strategie. Altrimenti continueremo a raccontare di (giustificate) critiche legate all’insufficiente valorizzazione della materia prima. E di competitor stranieri che ci guardano dall’alto in basso. 

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