Meleti Ue: Greenpeace attacca la produzione intensiva

I risultati delle analisi di 85 campioni di acqua e suolo prelevati nei frutteti di 12 Paesi Ue

Meleti Ue: Greenpeace attacca la produzione intensiva
Due terzi dei campioni di suolo e acqua prelevati nei meleti europei (o nelle aree adiacenti) contengono residui di pesticidi e il 70% dei pesticidi identificati hanno livelli di tossicità molto elevati per gli esseri umani e per l'ambiente. Lo sottolinea Greenpeace all'interno del rapporto, pubblicato ieri, dal titolo "Il gusto amaro della produzione intensiva di mele - Un'analisi dei pesticidi nei meleti europei e di come soluzioni ecologiche possono fare la differenza" (clicca qui per scaricare la sintesi in italiano).

L'organizzazione non governativa ambientalista e pacifista ha reso noti risultati delle analisi di 85 campioni di acqua e suolo prelevati in dodici Paesi europei (Tab.1), tra cui l'Italia (dati provenienti dalla Val di Non e dalla Valtellina - 5 campioni), ed evidenziato esempi di pratiche agricole ecologiche per effettuare una produzione sostenibile senza contaminare il suolo e l'acqua.

Nel rapporto vengono presentati 36 campioni di acqua e 49 di suolo, raccolti durante i mesi di marzo e aprile 2015 in meleti a gestione convenzionale e analizzati per verificare la presenza di residui di pesticidi. I campioni rappresentano una "fotografia" della situazione all'inizio del periodo della fioritura.




46 sostanze su 53 sono attualmente autorizzate

Su 85 campioni, sono stati rilevati 53 pesticidi differenti (Tab. 2 e 3), di cui 46 autorizzati nell'Ue. Le autorizzazioni di tre di questi (fenhexamid, isoproturon e thiabendazole) scadranno quest'anno. Il 78% dei campioni di suolo e il 72% dei campioni di acqua contenevano residui di almeno un pesticida.
I pesticidi rilevati con più frequenza nel suolo sono il fungicida boscalid (nel 38 per cento dei campioni), con livelli di concentrazione che arrivano a 3,6 mg/kg; il DDT, in forma di DDE e DDD (nel 26 per cento dei campioni) fino a 0,4 mg/kg; il clorpirifos etile (nel 20 per cento dei campioni) fino a 0,26 mg/kg. Mentre i pesticidi trovati con più frequenza nell'acqua sono boscalid (nel 40 per cento dei campioni, fino a un livello di concentrazione di 23 μg/l) e clorantraniliprolo (nel 40 per cento dei campioni, fino a 2 μg/l). Tutti e quattro questi pesticidi hanno livelli di tossicità molto elevati.




Cocktail di pesticidi nei 5 campioni italiani

Confrontando i risultati in base al Paese di provenienza dei campioni, il più alto numero di pesticidi nel suolo è stato riscontrato in Italia (18 pesticidi in totale su tre campioni raccolti), seguita dal Belgio (15 pesticidi su tre campioni) e dalla Francia (13 pesticidi su sei campioni). Per quanto riguarda l'acqua, i valori maggiori sono stati registrati in Polonia (13 pesticidi su tre campioni), Slovacchia (12 pesticidi su tre campioni) e, di nuovo, Italia (10 pesticidi su due campioni).

"L'Italia è uno dei maggiori produttori di mele a livello europeo. Abbandonare un modello agricolo fortemente dipendente dai prodotti chimici è fondamentale, anche per proteggere i nostri agricoltori e le loro famiglie, che sono i primi a essere direttamente esposti, spiega all'AGI Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia. "L'imponente uso di queste sostanze nella produzione intensiva di mele è un altro fallimento dell'agricoltura industriale".

Sette pesticidi non approvati nell'Ue

Sette dei pesticidi trovati non sono attualmente approvati nell'Ue (Tab. 4), ma possono essere utilizzati solo via eccezionali deroghe temporanee. La presenza di questi residui potrebbe essere il risultato di applicazioni pregresse, mentre in un caso potrebbe trattarsi di un fenomeno di degradazione.
I pesticidi non autorizzati rilevati più frequentemente sono: DDT (metaboliti DDE e DDD), riscontrati in 13 campioni di suolo (26 per cento dei campioni di suolo), carbendazim in quattro campioni di suolo (8 per cento dei campioni di suolo) e cinque campioni di acqua (14 per cento dei campioni di acqua) ed endosulfan (come metabolita dell'endosulfan solfato) in tre campioni di suolo (6 per cento dei campioni di suolo).



La frequenza di rilevazione del DDT (come DDD e DDE) nei campioni di suolo - spiega il rapporto - non è sorprendente data l'alta persistenza di questi metaboliti nell'ambiente, che può essere collegata all'utilizzo di DDT diversi decenni fa. Analoga considerazione può essere fatta per la rilevazione di endrin e dieldrin, in quanto organoclorurati molto persistenti.
Il carbendazim è autorizzato per l'uso in Austria, Spagna, Polonia, Portogallo, Romania e Regno Unito. Ciò nonostante è stato rilevato in campioni raccolti in Italia, Belgio, Germania e Olanda. Questo potrebbe essere dovuto alla sua formazione quale metabolita del principio attivo autorizzato tiofanate-metile.
L'endosulfan è autorizzato in Spagna, ma è improbabile che i rilevamenti in Italia, Austria e Svizzera siano dovuti a usi illegali. Più probabilmente sono legati a un precedente uso di endosulfan solfato.

Come noto - sottolinea Greenpeace nel rapporto - l'esposizione combinata a più pesticidi può avere effetti imprevedibili rispetto a quelli dovuti all'esposizione a un singolo principio attivo. In alcuni casi gli effetti legati alla combinazione di più pesticidi possono essere maggiori di quelli della somma delle singole sostanze. Ciò nonostante, le prove effettuate sui pesticidi durante il processo di autorizzazione vengono sempre eseguite sulla sostanza singola. In ambito europeo sono in discussione possibili metodologie per valutare gli effetti delle miscele a livello legislativo, ma non è stata ancora fissata una chiara tempistica.

Le richieste di Greenpeace

Secondo Greenpeace, i cocktail di pesticidi trovati nel suolo e nelle acque dei meleti europei evidenziano che la dipendenza dai pesticidi chimici di sintesi che contraddistingue la produzione intensiva di mele in Europa è un problema che deve essere affrontato con serietà e urgenza. È quindi necessario e impellente sviluppare e applicare metodi sostenibili di lotta ai parassiti, alternativi all'impiego di queste sostanze chimiche di sintesi.

Il rapporto di Greenpeace sottolinea infatti che una produzione di mele sostenibile, senza contaminazione del suolo e delle acque, è fattibile, e vengono presentate una serie di soluzioni sostenibili già adottate nella produzione. Greenpeace chiede perciò ai Paesi europei:
  • l'eliminazione graduale dell'uso dei pesticidi chimici di sintesi in agricoltura, a partire da quelli che hanno effetti cancerogeni, mutageni otossici per la riproduzione, che interferiscono con il sistema ormonale (EDC) oche hanno proprietà neurotossiche;
  • un maggior impegno nel promuovere e investire nella ricerca e nello sviluppo di pratiche ecologiche per la gestione e il controllo dei parassiti che non dipendano dall'utilizzo di sostanze chimiche di sintesi.
Clicca qui per scaricare il rapporto integrale in lingua inglese

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