«Il melone? Paga frammentazione e improvvisazione»

Il presidente del Comitato di prodotto dell'Oi Cagna: urge cambio di rotta. Ripresa a luglio?

«Il melone? Paga frammentazione e improvvisazione»
Frammentazione e improvvisazione frenano lo sviluppo del melone italiano, che non riesce ad emergere e segna il passo a livello di consumi, perdendo il confronto a distanza con i Paesi più attrezzati. E’l’analisi dell’imprenditore emiliano Ettore Cagna, presidente dell’Agricola Don Camillo e del Comitato di prodotto dell’organismo interprofessionale, nel bel mezzo di una campagna che presenta luci ed ombre. 

“In diverse zone della bassa reggiana e bassa mantovana la grandinata della scorsa settimana ha colpito importanti aree produttive, l’offerta si ridurrà e ciò potrebbe spingere verso l’alto le quotazioni in vista di un luglio che stando alle previsioni dovrebbe essere all’insegna del bel tempo e quindi favorevole al collocamento”, spiega Cagna. Che però tiene a sottolineare un concetto: "Solo il prodotto di qualità elevata può spuntare prezzi soddisfacenti".

“Al momento il mercato è in una fase di lieve ripresa delle quotazioni dopo un periodo negativo e particolarmente pesante anche a causa della disgregazione che da tempo caratterizza il pianeta meloni:  i prezzi  nei giorni scorsi hanno toccato il fondo perché in troppi immettono sul mercato il prodotto senza criteri nè programmazione, senza attenzione all’innovazione varietale, privi di strutture di condizionamento adeguate, trattando il melone come riempitivo tra un raccolto e l’altro. Risultato? Mentre all’estero i consumi sono in crescita, e l’esempio della vicina Francia è emblematico, da noi avviene il contrario”. 

Cagna fa dei paragoni con un altro nobile frutto "decaduto":  “E’ un po’ quello che è successo nel recente passato alla pera: tanti produttori di piccole dimensioni privi di strutture di conservazione che vendevano il frutto non appena maturo. Il kiwi, invece, tiene perché ha un’organizzazione alle spalle, viene raffreddato e condizionato e immesso al momento giusto. Bisogna fare qualcosa, cambiare musica, trovare il modo di elevarsi, sull’esempio delle aziende specializzate che producono melone 7-8 l’anno con un diverso approccio. Da settembre, con l’organismo interprofessionale, ci proveremo, ma non è un'operazione facile...”.

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