Lattuga, l'afide rosso compromette la commercializzazione

La strategia di difesa deve essere accurata per scongiurare meccanismi di resistenza

Lattuga, l'afide rosso compromette la commercializzazione
La lattuga è un prodotto molto particolare nel panorama orticolo: la sua commercializzazione, infatti, è legata alla completa assenza di anomalie estetiche o corpi estranei. I distributori hanno delle politiche molto rigide a riguardo, fondate sulla tendenza dei consumatori a prediligere un prodotto sano e conforme alle aspettative. Ne consegue la necessità di un'attenta strategia di difesa della coltura da eventuali attacchi patogeni, come ad esempio gli afidi.

Come riportato dal settimanale Terra&Vita, tra gli afidi più pericolosi è da segnalare Nasonovia ribis-nigri o afide rosso, che ha come ospiti primari ribes ed uva spina e la lattuga come secondario. In alcuni areali di produzione del nord Italia, come l'Emilia-Romagna, l'afide rosso è presente su tutta la produzione annuale, con un picco nel periodo tra primavera ed autunno, quando le temperature sono ottimali per il suo sviluppo.

Il danno prodotto è dovuto alla presenza stessa degli afidi, facilmente visibili sulle foglie, che ovviamente disincetiva i consumatori (e la Gdo) all'acquisto. In particolare, poi, l'afide rosso è riconoscibile proprio per il suo colore caratteristico all'interno dei cespi.

Per difendersi dall'attacco di questo fitofago, si possono utilizzare diverse sostanze attive, a patto che siano autorizzate nei disciplinari di produzione integrata ed utilizzabili sia in pieno campo che in coltura protetta. Inoltre, essendo la lattuga una produzione che interessa tutto l'anno, è necessario gestire con accuratezza i vari trattamenti, integrandoli con pratiche agronomiche e varietà resistenti, in modo da evitare eventuali meccanismi di resistenza da parte dell'afide.


Un esempio di lattuga colpita da afide rosso. I puntini sono estremamente visibili

Subito dopo il trapianto si può intervenire con un neonicotinoide per prevenire l'insediamento dell'afide, ma anche per sfruttare il circolo sistemico acropeto della sostanza, assecondato dallo sviluppo della pianta. Volendo, si può alternare in questa fase anche una sostanza a sistemia basipeta, per aumentare la pressione insetticida sulla popolazione patogena.

Nelle ultime fasi del ciclo colturale, al fine di evitare eventuali reinfestazioni (mai da escludere), si possono utilizzare dei piretroidi, che uniscono efficacia, rapida degradazione e soprattutto breve tempo di carenza.