Attualità
«Povertà alimentare per sei milioni di italiani»
In Italia la crisi picchia duro, più che in altri grandi Paesi europei, tanto da costringere molte famiglie a ripiegare su un'alimentazione poco equilibrata. L'allarme emerge dalla lettura dell'indagine "Food Poverty Food Bank. Aiuti alimentari e inclusione sociale" di Giancarlo Rovati e Luca Pesenti, edita da Vita e Pensiero e realizzata con il contributo di Fondazione Deutsche Bank Italia.
Sei milioni di cittadini in condizioni di povertà alimentare. Secondo lo studio, una persona su dieci soffre di povertà alimentare e non è in grado di permettersi un pasto regolare: in termini numerici si tratta di 6 milioni di italiani, di cui 1,3 milioni minorenni. Inoltre, tra il 2007 (anno di inizio della crisi) e il 2014 è passata dal 6 al 14% la quota di famiglie in condizioni tali da non potersi permettere un pasto con una componente proteica almeno ogni due giorni. In Francia e Spagna, altre due economie europee reduci da una profonda recessione, non si va oltre rispettivamente il 7,4 e il 3,5%.
Tornando al nostro Paese, il 65% degli enti convenzionati con Banco Alimentare ha dichiarato un aumento tra moderato e forte dei propri assistiti, in particolare adulti italiani, persone disoccupate, indebitate e separate o divorziate che chiedono di poter ricevere un pacco alimentare. La principale causa di povertà nel 2014 è stata nell'80% dei casi la perdita del lavoro.
Un problema cronico
Al di là degli aspetti quantitativi, desta allarme anche la constatazione che la povertà è in via di cronicizzazione nel nostro Paese. Lo scorso anno quasi un ente su due (per l'esattezza il 47%) non ha segnalato persone uscite dalla condizione di bisogno, quota che sale al 57% nelle aree del Sud, dove la povertà è più diffusa e persistente. "Questa indagine fotografa due mondi in stretto rapporto tra loro: chi soffre i disagi della povertà e chi cerca di alleviarli e sconfiggerli", sottolinea Giancarlo Rovati, ordinario di Sociologia alla Università Cattolica di Milano e curatore della ricerca. "La geografia della solidarietà offre dunque una speranza alla geografia della povertà. Le risorse per il contrasto a questo problema vanno però sensibilmente aumentate per passare dalla fase, insostituibile, dell'assistenza a quella dell'inclusione sociale".
Il paradosso degli sprechi
La situazione è paradossale se si considera che, di pari passo, continuano gli sprechi in campo alimentare, come sottolinea il presidente del Banco Alimentare Andrea Giussani: "Diffonderemo i contenuti dello studio anche per incrementare il numero delle aziende che, sull'esempio di chi già lo fa oggi, siano disponibili a donare alimenti non più commercializzabili, salvandoli dallo spreco e destinandoli a scopo sociale e a sostenere con contributi la nostra attività".
La Fondazione è impegnata su questo fronte anche a Expo. Nei primi due mesi della manifestazione sono stati recuperati oltre 5mila kg di alimenti tra pane, pasta, passata di pomodoro e scatolame vario, frutta, verdura, salumi e piatti pronti. I prodotti sono stati distribuiti ad alcune delle 250 strutture caritative di Milano convenzionate con Banco Alimentare, che assistono circa 54mila persone.
Fonte: www.repubblica.it
Sei milioni di cittadini in condizioni di povertà alimentare. Secondo lo studio, una persona su dieci soffre di povertà alimentare e non è in grado di permettersi un pasto regolare: in termini numerici si tratta di 6 milioni di italiani, di cui 1,3 milioni minorenni. Inoltre, tra il 2007 (anno di inizio della crisi) e il 2014 è passata dal 6 al 14% la quota di famiglie in condizioni tali da non potersi permettere un pasto con una componente proteica almeno ogni due giorni. In Francia e Spagna, altre due economie europee reduci da una profonda recessione, non si va oltre rispettivamente il 7,4 e il 3,5%.
Tornando al nostro Paese, il 65% degli enti convenzionati con Banco Alimentare ha dichiarato un aumento tra moderato e forte dei propri assistiti, in particolare adulti italiani, persone disoccupate, indebitate e separate o divorziate che chiedono di poter ricevere un pacco alimentare. La principale causa di povertà nel 2014 è stata nell'80% dei casi la perdita del lavoro.
Un problema cronico
Al di là degli aspetti quantitativi, desta allarme anche la constatazione che la povertà è in via di cronicizzazione nel nostro Paese. Lo scorso anno quasi un ente su due (per l'esattezza il 47%) non ha segnalato persone uscite dalla condizione di bisogno, quota che sale al 57% nelle aree del Sud, dove la povertà è più diffusa e persistente. "Questa indagine fotografa due mondi in stretto rapporto tra loro: chi soffre i disagi della povertà e chi cerca di alleviarli e sconfiggerli", sottolinea Giancarlo Rovati, ordinario di Sociologia alla Università Cattolica di Milano e curatore della ricerca. "La geografia della solidarietà offre dunque una speranza alla geografia della povertà. Le risorse per il contrasto a questo problema vanno però sensibilmente aumentate per passare dalla fase, insostituibile, dell'assistenza a quella dell'inclusione sociale".
Il paradosso degli sprechi
La situazione è paradossale se si considera che, di pari passo, continuano gli sprechi in campo alimentare, come sottolinea il presidente del Banco Alimentare Andrea Giussani: "Diffonderemo i contenuti dello studio anche per incrementare il numero delle aziende che, sull'esempio di chi già lo fa oggi, siano disponibili a donare alimenti non più commercializzabili, salvandoli dallo spreco e destinandoli a scopo sociale e a sostenere con contributi la nostra attività".
La Fondazione è impegnata su questo fronte anche a Expo. Nei primi due mesi della manifestazione sono stati recuperati oltre 5mila kg di alimenti tra pane, pasta, passata di pomodoro e scatolame vario, frutta, verdura, salumi e piatti pronti. I prodotti sono stati distribuiti ad alcune delle 250 strutture caritative di Milano convenzionate con Banco Alimentare, che assistono circa 54mila persone.
Fonte: www.repubblica.it