I giovani preferiscono frutta e verdura made in Italy

Dal Censis la fotografia dei Millennials italiani: sperimentatori e orgogliosi del cibo nazionale

I giovani preferiscono frutta e verdura made in Italy
Il rapporto dei giovani italiani con il cibo è fortissimo. Secondo le statistiche pubblicate dal Censis, il 93% dei Millennials italiani è infatti in qualche modo coinvolto dal tema cibo, con il 53,5% appassionato, il 28,3% intenditore e l'11,1% vero esperto. Per il 26,9% Millennials il cibo ha un valore in primo luogo identitario (il 17,9% il dato medio relativo a tutta la popolazione), perché il nostro modo di mangiare ci rende orgogliosi, mentre per il 72,3% il cibo italiano è un insieme composito di cibi tipici locali. Vince inoltre tra i giovani un orgoglio nazional-gastronomico con una preferenza nazionale per la frutta (42,3%), la verdura (36,9%), la carne (42,5%) ed il pesce (41,5%).

Abituati ad andare per il mondo, i giovani in cucina e a tavola sono anche grandi sperimentatori che fanno coesistere il radicamento identitario delle tipicità con l'alta propensione alla sperimentazione gastronomica. 8,7 milioni di Millennials italiani dichiarano di mangiare piatti tipici di altri paesi europei, di cui 1,9 milioni regolarmente, 7,7 milioni mangiano piatti etnici (guacamole, cous cous), di cui 1,8 milioni abitualmente, 10 milioni consumano (di cui 3,3 milioni regolarmente) piatti preparati secondo ricette nuove di cui hanno sentito parlare in tv e/o letto su 7 riviste e/o su ricettari. Ne nascono diete originali, inattese secondo un politeismo aperto ed evolutivo. Sperimentatori dalle solide tradizioni, i Millennials vanno per il mondo senza mai staccare le radici dai rispettivi territori e, soprattutto, dall'italian food.

La ricerca sui millennials italiani fa parte dello studio più completo "Gli italiani e il cibo - Rapporto su un'eccellenza da condividere" presentato dalla Fondazione Censis il 4 luglio scorso presso Padiglione Italia dell'Expo. Dallo studio del Censis emerge il ruolo centrale del cibo nell'Italia della sobrietà, dell'uso intelligente di redditi stretti. Nel lungo periodo, la quota di spesa alimentare sul totale della spesa per consumi è diminuita dal 27,1% degli anni '70, al 19,3% degli anni '80, al 15,4% negli anni '90, al 14,8% nel 2007 al 14,2% nel 2014. È cambiata la dieta come dimostra il consumo di carne, alimento-simbolo del nuovo benessere, sceso dal 33,3% degli anni settanta, al 28,9% degli anni ottanta, al 23,4% degli anni novanta e oggi incastonato nella riscoperta della dieta mediterranea che ha al suo centro verdura e frutta.

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