Germania: mele nella morsa della distribuzione

Inchiesta televisiva: in supermercati e discount le stesse, limitate varietà. E la qualità?

Germania: mele nella morsa della distribuzione
Sempre la solita minestra. O meglio: sempre le solite mele. Verrebbe da pensare questo dopo aver visto la video inchiesta realizzata sulle mele tedesche dal programma ZDF Zoom, in onda in Germania la settimana scorsa. Nel corso della puntata si analizzava l'elevato potere contrattuale che i distributori tedeschi hanno lungo tutta la filiera agroalimentare, influenzando, nel caso delle mele, anche l'offerta varietale presente nei negozi.

"Gusto ed aroma sono ormai degli optional"

La cosiddetta Altes Land, l'area geografica in prossimità di Amburgo, è la roccaforte della produzione melicola tedesca. Qui, infatti, ogni anno circa 450 produttori sono impegnati nella raccolta di più di 300.000 tonnellate di mele, che vengono successivamente distribuite in tutto il Paese.

Tra i circa 120 ettari della zona dedicati alla produzione di mele, la diversificazione varietale sta scomparendo. Distese di meleti a perdita d'occhio e poche varietà, tutte simili tra loro, ad accontentare le richieste dei grandi distributori.

Le mele di Ektar Brandt, un produttore dell'Altes Land, non si trovano nei supermercati, perché sono varietà considerate vecchie e non interessanti per i consumatori. Da anni, Brandt si batte per difendere la diversificazione dell'offerta di mele nei supermercati e nei discount. "Quando sul mercato c'è solo un esempio di mela, il consumatore si abitua a pensare «Ecco, questa è una mela», sia dal punto di vista estetico che da quello organolettico. E questo legittima il distributore a pensare che i consumatori vogliano solo quel tipo di mela", sostiene Brandt.


Ektar Brandt, un produttore dell'Altes Land

"Supermercati e discount non cercano più mele saporite, ma croccanti e rosse". Il concetto di qualità, quindi, sembra aver spostato il suo focus dagli aspetti organolettici a quelli commerciali. Gusto ed aroma sono ormai considerati degli optional ed hanno fatto spazio a criteri di selezioni come shelf-life ed aspetto estetico.

I distributori vogliono volumi e quantità costanti. Ma a discapito del sapore?

Come mostrato nel video dal giornalista Arne Lorenz, nella maggior parte dei pdv tedeschi si trovano sempre le stesse varietà: Elstar, Braeburn, Jonagold, tutte dello stesso calibro ed apparentemente quasi impossibili da riconoscere tra loro. E l'impressione del produttore Brandt è confermata anche da Oliver Wagner, store manager presso un negozio Famila. "Granny Smith e Golden Delicious sono un esempio: parliamo di varietà classiche, che vengono prodotte praticamente da sempre e che per molto esisteranno ancora nei negozi."


Oliver Wagner, store manager presso un negozio Famila, intervistato da Arne Lorenz (a destra)

Ciò che è cambiato è il modo con cui i consumatori si approcciano a queste varietà: "Ormai non vengono più scelte per il loro sapore, ma solo per il colore e per l'aspetto estetico in generale. Bisogna ammetterlo: oggi una Granny Smith ha lo stesso sapore dell'acqua. È sicuramente una mele croccante e fresca, ma non sa più di niente".

Tuttavia, Wagner motiva le scelte dei distributori. "Per noi che ci occupiamo della commercializzazione, sarebbe molto difficile gestire tutte le varietà. Alcune spesso non raggiungono i volumi desiderati nell'arco della stagione e non possono essere distribuite. Altre mostrano caratteristiche qualitative troppo differenti da un anno all'altro. Noi preferiamo lavorare con varietà che possano garantire volumi e qualità costanti".

Il consumatore (tedesco) ha ancora il diritto di scegliere?

In conclusione, rimane ancora una certa distanza tra il punto di vista di chi produce e di chi vende. Ma se da un lato è giusto che i distributori cerchino di facilitarsi il lavoro, dall'altro rimane un dubbio: i consumatori hanno ancora il diritto di scegliere? Una questione che interessa tutta l'industria ortofrutticola globale, ma che in Paesi come la Germania assume un carattere ancora più grave, se si considera l'elevato tasso di concentrazione del mercato retail alimentare (circa 85%).

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