Bertaiola chiama la «mobilitazione generale» dell'ortofrutta

Il presidente di Confcooperative Verona analizza cause e soluzioni della crisi strutturale

Bertaiola chiama la «mobilitazione generale» dell'ortofrutta
Fausto Bertaiola, presidente di Confcooperative Verona nonché presidente della OP Consorzio Ortofrutticolo Padano, interviene sul tema della crisi della frutta estiva rafforzando le nostre tesi riportate nella notizia di apertura odierna.  

"La situazione dell'ortofrutta è quella di un settore dove chi produce spesso non riesce a coprire i costi di produzione" spiega Bertaiola, secondo cui gli addetti ai lavori dovrebbero smetterla di esaltare l'agroalimentare come settore trainante dell'economia italiana: "L'agroalimentare, settore effettivamente in crescita, è diverso dell'agricoltura in senso stretto perché comprende anche l'agroindustria, che nella maggioranza dei casi non è agricoltura ma, appunto, "industria".

Bertaiola evidenzia che "la crisi strutturale dell'ortofrutta italiana è un tema ricorrente di cui però non si sente mai parlare in modo approfondito". I problemi principali, spiega, sono due:

1) Mancanza di programmazione e incapacità del sistema di gestire l'equilibrio tra domanda e offerta

"Dobbiamo interrogarci seriamente sui motivi per cui un sistema continua a produrre eccedenze e su come riuscire a governare il fenomeno, ma ancora prima dovremmo prendere atto che una vera programmazione in campo agricolo, ed in particolar modo nel settore ortofrutticolo, non è cosa facile: ci sono delle variabili non controllabili (su tutti le avversità atmosferiche) che non solo incidono pesantemente sulle produzione, ma possono influire in modo altrettanto determinante anche sui consumi" sottolinea Bertaiola.

"Anche se avessimo la capacità di controllare la produzione, con un sistema altamente organizzato, comunque non saremmo in grado di tarare l'offerta in base all'effettiva domanda, e ci troveremmo in molti casi a dover gestire eccedenze o, di contro, a non poter soddisfare la totalità della domanda, determinando lievitazioni e speculazioni di prezzi incontrollabili. Se si vuole garantire l'accessibilità di cibo alla popolazione, il comparto ortofrutticolo, come in generale quello agricolo, ha bisogno di una stanza di compensazione che possa gestire le emergenze. Tuttavia essa non può essere rappresentata dalle scarse risorse disponibili nell'OCM per la gestione delle crisi, spesso ingessate da norme burocratiche bizantine".
Bertaiola è però "altrettanto convinto che si potrebbe fare molto a livello di programmazione se il sistema raggiungesse un livello di organizzazione accettabile, magari con un catasto Europeo delle produzioni che possa dare indicazioni chiare ai produttori su come gestire gli investimenti delle riconversioni o dei nuovi frutteti".

2) Disorganizzazione della filiera

In relazione all'organizzazione della filiera ortofrutta, "la verità è che 7 volte su 10 la frutta prodotta sul territorio finisce sui banchi della GDO e per due terzi imbocca la strada oltre confine. E' evidente che, se questo quadro rappresenta la domanda, la giusta offerta non può essere rappresenta dagli oltre 2.000 esportatori (registrati all'ICE) o da una miriade di aziende agricole che operano in modo scollegato da qualsiasi logica organizzativa. In questo modo non riusciamo né ad avere il giusto peso commerciale né tanto meno ad accorciare la filiera" chiosa il presidente di Confcooperative Verona.

E qui si apre la questione della competitività delle aziende italiane: "In un mercato, da Schengen agli accordi in seno al WTO, che sempre di più si orienta verso la libera circolazione delle merci, i produttori Italiani devono avere pari opportunità: se produrre un kg di pesche in Spagna o in Grecia costa la metà che in Italia, non possiamo pensare che il semplice fatto di essere ambasciatori del Made in Italy possa restituirci competitività, ed è inevitabile che il mercato ci estrometta".

La proposta: «E' il momento di una mobilitazione generale di settore»

"E' arrivato il momento improcrastinabile di prender decisioni necessarie, rimandate troppo a lungo" rammenta Bertaiola: "l'Istituzione, che ha la responsabilità e gli strumenti per tracciare la strategia politica, soprattutto in campo agricolo, deve agire con determinazione spingendo la produzione ad una aggregazione sostanziale, prendendo spunto da quanto è stato fatto in regioni come il Trentino. Gli organismi di rappresentanza dovrebbero finalmente uscire allo scoperto e indicare le priorità invece di inventare soluzioni tampone che non potranno mai essere risolutive".

"Forse – conclude - è  giunto il tempo di una mobilitazione generale di settore per spiegare ai cittadini l'importanza dell'agricoltura e come questa vada tutelata. Dobbiamo far capire quanto sia miope una politica che non si accorge della progressiva scomparsa del settore primario e quanto sia poco lungimirante non garantire l'autosufficienza alimentare per il futuro del continente Europeo".

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