Usa: falsi San Marzano invadono gli scaffali

Usa: falsi San Marzano invadono gli scaffali
I lettori americani, almeno quello più attenti, hanno appreso dal New York Times che quando credono di comprare il San Marzano in realtà mettono nel cestino un comune pomodoro.
L'autore dell'articolo, Nicholas Blechman, ha conosciuto il vero San Marzano per caso, al Fancy Food del 2014 ed ha raccontato quanto accaduto in un supermercato poco tempo fa.

«La settimana scorsa a Brooklyn, poiché avevo desiderio di una salsa di pomodoro, presi un barattolo di pomodori San Marzano e vidi che in piccolo c'era scritto che erano stati coltivati negli Stati Uniti. L'etichetta era in parte in italiano "San Marzano Pomodori Pelati" ma il prodotto era americano. Com'è possibile?»

Il giornalista denuncia: «L'Italia è uno dei più grandi produttori al mondo di concentrato di pomodoro ma non tutto questo prodotto proviene da pomodori italiani. Il concentrato di pomodoro è importato in Italia dalla Cina. I produttori hanno imparato a diluire il triplo concentrato con acqua, ad aggiungere il sale, a pastorizzarlo e a venderlo come doppio concentrato di pomodoro. Ma questo non può essere etichettato come "prodotto in Italia", anche quando i pomodori sono stati prodotti in Cina ma trasformati in Italia».

Ma non è questo l'unico meccanismo: la legge italiana non vieta infatti l'esportazione di scatole di pomodori senza etichetta che poi possono essere chiamate in qualsiasi modo quando arrivano sul mercato americano. Per cui una scatola con sei lattine costa all'origine sui 6 euro e viene rivenduta a circa 30 dollari con un guadagno che supera il 400%!

La conclusione del giornalista è molto pratica, in puro stile americano: «Essendo in dubbio su quale prodotto acquistare per la mia salsa, vado da Gustiamo al Bronx e pago 30,50 dollari per del concentrato di pomodoro, fatto con pomodori siciliani, e 3,90 dollari per un barattolo di circa 400 grammi di pomodori San Marzano. Probabilmente è caro ma questo è il prezzo dell'autenticità in un sistema economico alimentare globalizzato».

Fonte: Il Mattino