Speciale kiwi: produzione e commercio mondiale

Consumi ed export in crescita; Grecia da monitorare. Dati e tabelle

Speciale kiwi: produzione e commercio mondiale
Esportato in quasi 100 Paesi del globo, il kiwi italiano è un prodotto su cui le nostre maggiori aziende commerciali prevedono possibilità di consolidamento e sviluppo delle quote di mercato sia in Europa che nei mercati dell'Oltremare, come dimostrato anche dall'ampio interesse registrato alla fiera Fruit Attraction di Madrid per un prodotto di buona qualità come quello italiano.

Il panorama produttivo dell'Emisfero Nord
Le ultime indicazioni produttive (Fonte: CSO-IKO) segnalano, per l'Emisfero Nord, una produzione commercializzabile superiore per tutti i principali Paesi produttori: dopo l'Italia, che prevede 495.505 tonnellate, in crescita dell'8% rispetto alla scorsa stagione, si posizionano in classifica la Grecia, con 170.000 tonnellate (+11%); la Francia, con 60.000 tonnellate (+10%); il Portogallo, con 24.000 tonnellate (+10%), gli Stati Uniti d'America (California), con 23.445 tonnellate (+10%) e, per ultima, la Corea del Sud con 11.000 tonnellate (stabile). Complessivamente i Paesi dell'Emisfero Nord stimano di poter commercializzare oltre 798.000 tonnellate di prodotto (+9% rispetto all'anno precedente), il livello più elevato degli anni più recenti.



Un ruolo di primo piano sul mercato globale è giocato dalla Grecia, un Paese che vede una produzione di entità molto inferiore rispetto a quella italiana, ma che presenta una forte connotazione all'esportazione, a prezzi concorrenziali rispetto a quelli italiani. Nell'ultima stagione commerciale, influenzata dall'embargo della Russia, che negli anni precedenti assorbiva oltre il 30% delle esportazioni annuali della Grecia, il Paese ellenico ha aumentato marcatamente le sue spedizioni nei mercati dell'Est Europa, principalmente verso Lituania, Polonia e Bulgaria, ma si evidenzia una tendenza incrementale anche per l'export in Germania, Spagna, Italia, Regno Unito, Benelux, Cina, Arabia Saudita e Nord America. La Grecia, tra l'altro, sembra essere l'unico Paese tra i grandi produttori che non ha risentito di cali del potenziale produttivo, in termini di superfici (7.750 ettari totali nel 2014, in prevalenza della tipologia Hayward), dovuti alla PSA.




La Psa appare più gestibile, superfici in ripresa

La convivenza con la batteriosi appare oggi maggiormente possibile in Italia, Nuova Zelanda e Cile. In Italia, se è vero che le superfici produttive sono anche nel 2015 in calo rispetto all'anno precedente (-1%, 24.440 ettari di impianti con età superiore a 2 anni), è in atto una seppur timida ripresa degli investimenti nelle aree tradizionali e, a breve, ci si attende l'entrata in produzione delle nuove varietà messe a dimora negli anni recenti (ad esempio, la G3 nel Lazio). Inoltre continuano ad espandersi aree a Sud del Paese, come la Calabria e la Campania che prevedono, rispettivamente, un +37% e un +30% delle produzioni.
In Nuova Zelanda si riscontra una situazione simile, con una ripresa a partire dal 2014 e la crescita produttiva nei prossimi anni è prevista ancor più significativa. Nel 2015, la produzione neozelandese ha raggiunto 414.000 tonnellate (erano 319.100 nel 2014), con una forte espansione delle coltivazioni di kiwi a polpa gialla.

Tabella - Le previsioni per la produzione neozelandese (Fonte: IKO)


Italia: consumi e penetrazione in crescita
Secondo gli ultimi dati GFK Italia, elaborati dal CSO, gli acquisti al dettaglio di kiwi in Italia sono aumentati del 2% dal 2013 al 2014, passando da 218.708 tonnellate a 234.606 tonnellate. Nello stesso periodo, il prezzo medio è salito fino a 1,97 Euro/kg, l'indice di penetrazione è aumentato dal 77 all'80%, mentre la quantità di kiwi acquistata da ogni famiglia si è ridotta leggermente.



L'andamento dei volumi nell'Ue

Nell'ultima stagione commerciale, il comparto italiano del kiwi è riuscito a migliorare le proprie spedizioni in diversi mercati dell'Unione Europea, specialmente in Francia (+30%, 27.600 tons), Regno Unito (+18%, 15.300 tons) e Olanda (+11%, 15.700 tons) dove, complessivamente, sono state inviate quasi 60.000 tonnellate di prodotto. Nel 2014/15 la posizione dell'Italia è migliorata leggermente (+1%) nel primo mercato di sbocco della Germania, che ha assorbito ben 52.700 tonnellate. Le movimentazioni in Svizzera sono cresciute del +4%, a totalizzare 4.900 tonnellate, mentre l'export è rimasto sostanzialmente stabile in Spagna, che con 42.600 tonnellate è il secondo mercato di riferimento più importante per l'Italia. Il kiwi italiano, al contrario, ha perso quote in Polonia (-18%, 14.300 tons) e Norvegia (-9%, 2.300 tons).

Oltremare strategico per sostenere il mercato
Per quanto riguarda l'Oltremare, la stagione commerciale 2015/16 del kiwi italiano sta cominciando a "scaldare i motori" con le maggiori aziende di esportazione che avvieranno tra pochi giorni le spedizioni dei primi container destinati al Continente Americano, ai mercati dell'Estremo Oriente e del Medio Oriente. Anche nell'ultima campagna, l'Oltremare si è dimostrato un business strategico in grado di sostenere il mercato dei kiwi Made in Italy.

Nello specifico, l'esportazione in Nord America è salita del 5% fino a 31.800 tonnellate, di cui 22.400 tonnellate negli Usa e 9.300 tonnellate in Canada. Tra i Paesi sudamericani sono incrementate del 12% le movimentazioni verso il Brasile, con oltre 12.270 tonnellate spedite nell'ultima stagione, ma si registra un incremento netto anche per l'export in Colombia e Argentina.



L'Estremo Oriente ha aumentato i flussi in entrata dell'11% a 22.800 tonnellate, ma se da una parte le spedizioni italiane sono quasi raddoppiate in India (quasi 6.000 tons) e Taiwan (quasi 4.000 tons), dall'altra si sono ridotte più che leggermente in Cina (circa 8.500 tons) e Hong Kong (oltre 1.500 tons). Le esportazioni verso Singapore e Corea del Sud, che assorbono volumi più limitati, sono rimaste pressoché costanti rispetto all'annata precedente.



Nel 2014/15 il Medio Oriente è tornato sui volumi del recente passato arrivando a quasi 11.000 tonnellate, destinate agli Emirati Arabi Uniti e all'Arabia Saudita. I Paesi africani di Egitto e Libia (-6%, 7.000 tons) registrano un minor assorbimento, mentre incrementano le spedizioni in Oceania a 6.500 tons.

L'export supera i 400 milioni di euro: è record
L'ultima campagna di esportazione italiana (ottobre 2014-maggio 2015) è stata positiva anche sotto il piano delle quotazioni. Il posizionamento del prezzo medio annuo, con 1,28 Euro/kg, è salito del 6% rispetto alle quotazioni, peraltro già buone, della campagna antecedente; ciò ha consentito di superare per la prima volta di sempre i 400 milioni di euro in termini complessivi di valore delle esportazioni.

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