Fragola: gestire tripidi e moscerino dei piccoli frutti

Problematiche e soluzioni analizzate in un convegno organizzato da Lameta a Policoro (Matera)

Fragola: gestire tripidi e moscerino dei piccoli frutti
Lo scorso 5 novembre si è svolto a Policoro (Matera) il convegno "Gestione integrata degli insetti nocivi della fragola: Tripide (Frankliniella occidentalis) e Moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii)".
L'evento è stato organizzato dall'Associazione Lameta in collaborazione con Arptra e Alsia, con il patrocinio della Regione Basilicata, l'Ordine dei dottori agronomi e forestali della Provincia di Matera, del Collegio provinciale dei periti agrari di Matera e con la sponsorizzazione di Dow Agrosciences, Koppert e Farmacia Agricola Astrella.

I saluti iniziali sono stati affidati a Berardino Marchitelli, presidente Associazione Lameta, Carmine Cocca, presidente dell'Ordine dei dottori agronomi e forestali della Provincia di Matera, Michele Delfino, consigliere del Collegio provinciale dei periti agrari di Matera.

"Oggi nella gestione integrata degli insetti nocivi della fragola - spiega Vincenzo Castoro, dell'Ufficio fitosanitario della Provincia di Matera e della Regione Basilicata - ci sono tre parole chiave: sostenibilità, formazione professionale e Pan, il Piano d'azione nazionale sull'uso sostenibile degli agrofarmaci.
Per quanto riguarda la formazione ci saranno importanti novità a partire dal 26 novembre 2015 con l'obbligo di avere un certificato di abilitazione per poter acquistare, utilizzare, vendere e manipolare agrofarmaci, alla luce dell'applicazione del Pan (con il d. lgs. 150/2012). Per ottenerlo ognuno dovrà sostenere un corso di base e superare poi un esame. Avrà validità di 5 anni, al termine dei quali dovrà essere rinnovato. Per rinnovarlo sarà necessario sostenere un corso d'aggiornamento o utilizzare crediti formativi (in aula o online) acquisiti durante il quinquennio.
Ma quali soluzioni abbiamo contro il Tripide e il Moscerino? Il Pan, nella difesa a basso apporto di prodotti fitosanitari, individua: lotta integrata obbligatoria, lotta integrata volontaria (vincolante per Op e Psr) e agricoltura biologica. Nella difesa integrata oltre al rispetto della normativa vigente occorre: adottare sistemi di monitoraggio, favorire l'uso di ausiliari, prediligere ai prodotti chimici tecniche agronomiche e mezzi alternativi (fisici, meccanici, microbiologici)".

"Si sono ridotti i mezzi chimici efficaci ammessi sulla fragola (es. Spinosine) - spiega Giampaolo Destefani, di Dow Agrosciences -. Al fine di ottenere un'adeguata protezione occorre integrare la lotta chimica con altri metodi di difesa: lotta biologica e lotta naturale.
La conoscenza del ciclo vitale della Frankliniella occidentalis è importante per eseguire un corretto piano di difesa integrata. Dobbiamo alternare i principi attivi ammessi sulla coltura per poter evitare l'insorgenza di fenomeni di resistenza. La difesa chimica è da impiegare solo in caso di reale necessità, alternando l'impiego di principi attivi a differente meccanismo d'azione, al fine di evitare lo sviluppo di ceppi patogeni resistenti, e rispettare i tempi di carenza dei prodotti fitosanitari impiegati. L'efficacia di un intervento fitosanitario è legato anche ad altri importanti aspetti: durata d'azione, residualità, tossicità, impatto ambientale, costo ed eventuale attività collaterale nei confronti di altri importanti patogeni o parassiti".

"La lotta biologica assume sempre maggiore importanza - spiega Licio Pallino, di Koppert Biological Systems -. Contro il Tripide si può usare l'Orius laevigatus. Questo metodo di lotta si basa sul principio di preservare l'agro-ecosistema aziendale. Infatti, la presenza di piante arboree, arbustive o erbacee fornisce agli organismi utili quel cibo, siti di rifugio o di svernamento di cui hanno bisogno.

Inoltre un piano razionale di difesa integrata deve tener conto che ogni intervento insetticida che si effettua ha spesso un effetto secondario, anche su altri organismi utili. L'uso degli ausiliari diventa un valore aggiunto al prodotto, liberando il produttore, nel periodo di raccolta, dal problema dei residui. L'impollinazione è avvantaggiata e le arnie sono più performanti. Gli insetti utili sono affidabili al 100%, sono ecologici e non inducono resistenza".

"Un altro insetto molto pericoloso per la fragola è la Drosophila suzukii pv matsumura - spiega Stefano Convertini, di ReAgri - La femmina depone 2-3 uova di piccole dimensioni per frutto, lasciandone in totale 350-400 durante il suo ciclo di vita. Il ciclo vitale si distingue in una prima fase "uovo", di durata variabile dalle 12 alle 72 ore, una seconda fase "larvale" di 3-14 giorni e una terza fase di "pupa" dai 3 ai 15 giorni. Poi diventa insetto a tutto gli effetti. La durata di ciascuna fase è in funzione della temperatura. L'insetto compie 10 generazioni all'anno. La femmina, grazie all'ovodepositore dentato, lascia le uova nei frutti maturi provocando fori su aree leggermente depresse ed a consistenza "molle"; l'alimentazione larvale, oltre ad arrecare danni diretti sul frutto, espone i vegetali ad infezioni batteriche e fungine. Per combatterlo dobbiamo porre particolare attenzione alla fase del monitoraggio dell'insetto e all'impiego di una strategia di Ipm-Integrated Pest Management".

In conclusione la relazione di Ferdinando Baldacchino, del Laboratorio Bioprodotti e bioprocessi dell'Enea, redatta in collaborazione con Arturo Caponero, del Servizio di difesa integrata dell'Alsia, ha riguardato la sintesi delle prime prove di monitoraggio condotte nell'agro-metapontino su fragola e lampone in coltura protetta. I dati raccolti, e poi elaborati dall'Alsia e dall'Enea, derivano dal monitoraggio realizzato dei tecnici dell'Associazione Lameta che hanno provveduto ad installare le trappole (fornite da Certis e Sipcam) in aree precedentemente scelte ed individuate nei comuni del metapontino.

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Autore: Lorenzo Cricca