Nutrire la città che cambia promuove 4 verdure esotiche

Cilantro, okra, ampalaya e daikon trovano terreno fertile a Milano. Il punto sul progetto

Nutrire la città che cambia promuove 4 verdure esotiche
Alcune hanno dato risultati incoraggianti, altre meno; la conclusione, in ogni caso, è che “è possibile, oltre che giusto, produrre verdure esotiche nella Città Metropolitana di Milano e nelle zone limitrofe”. E’ quanto emerso in occasione del convegno “Colture esotiche e migranti: nutrire la Città che cambia, terzo anno” che si è svolto la settimana scorsa all’Acquario Civico del capoluogo lombardo. Promosso da Ases, Associazione Solidarietà e Sviluppo, cofinanziato da Confederazione Italiana Agricoltori, con l’assistenza scientifica dell’Università di Milano, patrocinato da Comune di Milano ed Expo 2015 e sostenuto da Fondazione Cariplo il progetto di sperimentazione ha assunto una rilevanza particolare in occasione di Expo, mettendo in luce la buona adattabilità di quattro specie: cilantro, okra, ampalaya e daikon.

In questi anni di Nutrire la Città che Cambia, è stata avviata in nove aziende agricole la coltivazione sperimentale di una selezione di svariati vegetali: oltre a quelli citati, Rocoto (Capsicum pubescens Ruiz & Pav.), Ají Amarillo (Capsicum baccatum L.), Quinoa (Chenopodium quinoa Willd.), Kangkong (Ipomoea aquatica Forssk.), Melanzana africana (Solanum aethiopicum L.) e Camote (Ipomoea batatas L.).

“Il raccolto di quest’anno - ha dichiarato Dario Olivero presidente provinciale della Cia Città metropolitana di Milano, tra i fautori dell’iniziativa - ha dato una risposta confortante da parte di alcune colture, con conseguente possibilità di ricavarne reddito, mentre per altre è evidente la necessità di sperimentare ancora.  Siamo partiti due anni fa con una ricerca che aveva accertato l’esistenza di un ampio mercato per questi prodotti; l’ulteriore sviluppo della  filiera, a partire dalla produzione, può essere un vantaggio per tutti, operatori e consumatori, che siano nuovi italiani o milanesi intraprendenti e curiosi”.

“Di questo ampliamento dell’offerta varietale di prodotti freschi - ha spiegato il direttore della Cia Città metrolitana di Milano Paola Santeramo - si avvantaggiano tutti i cittadini, per il mantenimento della propria cultura, e per la qualità, che significa anche salute. Con le produzioni locali diminuisce l’impatto ambientale rispetto all’importazione da terre lontane, mentre per agricoltori e ristoratori si aprono nuove opportunità imprenditoriali e di crescita professionale”.



Tra le curiosità degne di nota legate al progetto, le prove sperimentali sulla coltivazione della quinoa condotte nel Parco dell’Adamello; il contributo garantito da un rifugiato del Mali all’OrtoComune di Niguarda, migliorato grazie alle sue conoscenze specifiche che hanno elevato le rese delle coltivazioni di verdure esotiche; la vendita diretta degli ortaggi esotici da parte di alcune aziende agricole aderenti al progetto nei rispettivi punti vendita. Nonostante la difficoltà nella commercializzazione gli ortaggi esotici, sottolineano i promotori, molte aziende si sono mostrate interessate a proseguirne la coltivazione.