Presentato in Sardegna il Club della clementina italiana

Illustrato venerdì in un incontro promosso da Op Agricoltori Associati Villacidresi il progetto 2.0

Presentato in Sardegna il Club della clementina italiana
Presentato venerdì nel corso di un incontro formativo-informativo organizzato in Sardegna dalla Op Agricoltori Associati Villacidresi, principale Op agrumicola dell'isola (circa 300 ettari tra clementine e arance e un piano di "ammodernamento" in vista), il Manifesto programmatico di quello che vuole essere il primo Club Clementicolo Italiano. 

Ne hanno parlato i firmatari del Manifesto - l'agronomo Francesco Perri e Marco Eleuteri, direttore commerciale della Aop Armonia, la maggiore associazione di organizzazioni di produttori del Sud Italia - in quello che è stato il secondo step dopo la proposta di creare il Club lanciata in occasione del convegno del 10 ottobre a Corigliano Calabro (cliccare qui per leggere).

"Il Club - è stato ricordato al convegno -  si chiamerà Clementine Italiana Tradizionale 2.0, una denominazione che fa esplicito riferimento alla tradizione in quanto regolamenterà la diffusione di due varietà nate dalla clementina italiana per eccellenza, la Comune, storicamente coltivata in tutto l’arco jonico calabrese, lucano e pugliese. Abbiamo pensato di aggiungere 2.0 perché ci sarà anche la modernità: solo una interpretazione moderna della migliore tradizione clementicola italiana, potrà permetterci di riconquistare un posto di primo piano tra i maggiori produttori clementicoli del Mediterraneo".


Da sinistra Francesco Perri, Roberto Zurru (dirigente "Agris" ed esperto in agrumicoltura)
e Giovanni Muscas  (consigliere di amministrazione della Op che ha ospitato l'incontro)

"Nei cinque punti del manifesto - spiega Eleuteri - si affrontano diversi temi, la difesa della proprietà' intellettuale delle nuove varietà che saranno concesse in uso al Club a partire dalla SZ (per ora denominata ancora coni sigla), o "Late Comune" che matura dalla seconda metà di gennaio alla prima decade di febbraio e potrà sostituire la Hernandina; si tratta di una mutazione spontanea di Clementine Comune che ne allungherà la campagna di commercializzazione di 4/6 settimane. Ma il Club non si limiterà a disciplinare la diffusione delle nuove varietà, in quanto fomenterà anche la ricerca scientifica sia per migliorare le varietà esistenti sia per trovarne di nuove. Inoltre si preoccuperà di disciplinare la coltivazione sia in funzione delle peculiarità di ogni singola varieta  sia delle caratteristiche pedoclimatiche delle distinte zone produttive". 

"Da ultimo - prosegue Eleuteri - il Club svolgerà una funzione importante anche in fase di distribuzione sul mercato del prodotto finito:  vigilando i magazzini di confezionamento affinché siano rispettati gli standard qualitativi fissati per la commercializzazione, ma anche utilizzando gli strumenti del marketing e della comunicazione per sostenere e promuovere la distribuzione della Clementine Italiana Tradizionale 2.0 sul mercato internazionale. Insomma, dalla ricerca alla coltivazione, dal confezionamento alla commercializzazione e promozione, il Club intende governare tutte le fasi del ciclo produttivo affinché' la produzione domestica di clementine italiane  recuperi competitività internazionale ed appeal commerciale e torni nel giro di qualche anno a giocare un ruolo di primo piano tra i maggiori produttori agrumicoli del Mediterraneo". 

"Abbiamo scelta la Sardegna per rendere pubblico per la prima volta il Manifesto - conclude Eleuteri  - perché qui l'agrumicoltura ha conosciuto un forte declino negli ultimi anni, e quella del Club è una vera e propria sfida in una regione periferica da un punto di vista agrumicolo, ma in cui c'è tanta voglia di riscatto e rilancio.  Venerdì è stato lanciato un messaggio preciso: tutte le regioni clementicole italiane potranno beneficiare delle novità varietali e dell'ammodernamento in generale del sistema che questo Club ha intenzione di proporre e realizzare per rilanciare questa produzione italiana".


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