Assobio: biologico in ascesa in Gdo e specializzati. I dati

Assobio: biologico in ascesa in Gdo e specializzati. I dati
In occasione del convegno “C’è un grande prato verde. Il biologico, grande opportunità per la Distribuzione Organizzata e le aziende copacker” organizzato da Assobio in occasione di Marca a BolognaFiere sono stati presentati i dati Nielsen relativi alle vendite in Gdo al 22 novembre 2015. 

Il biologico esprime da un decennio tassi di crescita a due cifre, anche negli anni dell’ultima crisi dei consumi, nel canale dei punti vendita specializzati ma anche in Gdo, dove l’incremento delle vendite nell’anno di dodici mesi chiuso il 22 novembre 2015 è stato del 20%, con vendite per 863,8 milioni (Dati Nielsen). 

Questi i prodotti bio più venduti in Gdo: al primo posto in valore le uova (vendite per oltre 61 milioni, +8,4% sull’anno precedente), al secondo posto le composte di frutta (oltre 60 milioni, +8,2%), l’alternativa a confetture e marmellate. Al terzo posto le gallette di riso (sfiorano i 50 milioni, +21,4%) e successivamente la frutta fresca (42 milioni, +12,4%). 
Oltre 37 milioni per i brick di bevande alla soia (+25,2%), 37 milioni per la pasta di semola (+29%), 35 per gli alimenti a base di soia (+37,3%), oltre 30 milioni di ortaggi (+8,3%), 29 milioni di latte fresco (+4,3%).

“In Gdo l’incremento medio in valore per le prime 15 categorie è del 18,6%, con un mimino del +4,3% per il latte e un massimo del +47,7% per l’olio extravergine d’oliva”, precisa Roberto Zanoni (nella foto), presidente di AssoBio “Dati molto positivi, certo, ma c’è ancora molto da fare. Come evidenziato durante il convegno a Marca il bio non deve rappresentare la nuova frontiera delle vendite; il bio è un sistema anche di valori, rappresenta un’agricoltura in grado di preservare l’ambiente, la biodiversità, capace di rispondere alle sfide globali e in questo  modo deve essere considerato anche dalla Gdo. L’obiettivo è far comprendere agli operatori e ai consumatori il vero valore del bio, al di là del tema volumi e prezzi”.

Assobio - l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici (55 soci, praticamente tutti i pionieri del settore e molte imprese che vi ci sono avvicinate più o meno di recente, un fatturato biologico complessivo di circa 1 miliardo) - non sposa né la politica della private label né della marca del produttore.

“Importanti sono la collaborazione fra marca privata e marca del produttore e un approccio da category management per lo sviluppo degli assortimenti,  profondità delle gamme,  visibilità, innovazioni di prodotto,  continuità negli standard qualitativi  che il know how delle imprese italiane di produzione agricola e di trasformazione sono in grado di garantire” spiega Roberto Pinton, Segretario di Assobio. 

L’incontro di Marca aveva l’obiettivo di tendere la mano alla Gdo: “Il mercato è in crescita, e va tutelato. Riteniamo che tutti gli attori debbano confrontarsi, condividendo informazioni sulle criticità e utilizzando al meglio gli strumenti di cui noi ci siamo giù dotati, come i gruppi di lavoro tecnici sulle diverse produzioni, le piattaforme per la tracciabilità dei cereali e dell’olio sviluppate dalla nostra federazione interprofessionale FederBio per blindare qualità e integrità delle produzioni, linee guida e iniziative” ha evidenziato Zanoni.

Una iniziativa, ambiziosa, ma non troppo: sollecitare assieme il ministero a un approccio meno burocratico e più orientato allo sviluppo, magari prevedendo nel Piano d’azione nazionale iniziative di informazione al pubblico di cui operatori dello specializzato e della grande distribuzione diventino protagonisti. 

“In qualche Paese estero - dice Pinton - è già una realtà di estrema efficacia: una o più giornate nazionali del biologico in cui coinvolgere tutti gli operatori del settore, dagli agricoltori agli ipermercati, raccontando gli aspetti positivi della produzione biologica. Sono almeno una dozzina i ministri delle politiche agricole che ci hanno elogiato come “punta di diamante” dell’agroalimentare italiano e che hanno espresso auspici di crescita senza però mettere in campo i necessari strumenti. Contiamo che il ministro Maurizio Martina, da cui sono giunte parole di apprezzamento anche per la nostra presenza in Expo (sei impegnativi mesi di padiglione biologico) e Andrea Olivero, viceministro con delega all’agricoltura biologica ci diano una mano. Se senza grandi iniziative coordinate cresciamo del 20% l’anno, con un sufficiente impegno promozionale possiamo davvero offrire al Paese l’opportunità di una grande conversione in chiave ecologica della produzione agroalimentare”.

IL CANALE SPECIALIZZATO 
È estremamente vivace il canale dei punti vendita specializzati (oltre un migliaio in tutta Italia, con una maggior presenza al nord e al centro, dove si concentrano le maggiori aziende di trasformazione e distribuzione, mentre la maggioranza delle aziende di produzione agricola è nelle regioni meridionali) che vede come leader il gruppo EcorNaturaSì (in cui nell'inizio del 2014 è entrato con una quota poco superiore al 25% Renzo Rosso di Diesel e con una quota di circa il 9% Giorgio Rossi Cairo, padre di Value Partners e viticoltore biologico con la pluripremiata azienda La Raia nel cuore del Gavi), che gestisce direttamente o in affiliazione commerciale ad oggi 187 superette biologiche; alcune centinaia di punti vendita indipendenti sono affiliati al suo progetto di marketing Cuorebio. 
L’andamento positivo ha attirato anche altri operatori.

Sei sono i punti vendita tra Milano e Brianza a insegna Piacere Terra, promosso dalle generazioni più giovani delle famiglie Pozzi -uno dei quattro soci di Eurospin- e Scotti – di Riso Scotti Spa.  

Organic Food Retail, controllata da Ki Group (al 75% di proprietà di Bioera, principali azionisti Canio Mazzaro e la ex moglie Daniela Santanché) gestisce per ora 4 punti vendita a insegna Almaverde Bio market a Milano, Bologna, Reggio Emilia e Parma.

Per ora sette sono i punti vendita a Milano dell’insegna francese Bio c’ Bon che in patria ne conta oltre 80, più di metà dei quali a Parigi e che ha scelto il capoluogo lombardo per l’espansione all’estero.

In crescita anche il numero di pubblici esercizi, come gelaterie e fast food, questi ultimi spesso anche d’impostazione vegetariana e vegana, come Veggy Days, 13 esercizi in attività da Trento a Catania, cinque prossime aperture, emanazione dello specialista romagnolo Con.Bio.