Barriere al Brennero, transito del fresco meno competitivo

La testimonianza dell'autotrasportatore Fagioli: rischia di essere il colpo di grazia

Barriere al Brennero, transito del fresco meno competitivo
Controlli di confine al Brennero, una rete di 370 metri, polizia austriaca – e forse anche l'esercito di Vienna – schierata al valico per creare una barriera contro il flusso di migranti dall'Italia all'Austria. Tralasciando le questioni politiche, le misure presentate ufficialmente ieri dal Paese del presidente uscente Heinz Fischer impatteranno non poco sul settore dell'autotrasporto. E tra gli operatori c'è preoccupazione.

“Il mercato libero, l'Unione Europea, il libero transito di persone e merci... Che senso hanno queste parole se poi non si può valicare il confine tra Italia e Austria come si fa tra una regione e l'altra nel nostro Paese?”, lo sfogo di Giuseppe Fagioli, autotrasportatore romagnolo, sentito da Italiafruit News sul caso Brennero. “L'Italia non conta niente e con questi controlli rischiamo di essere tagliati fuori, di soccombere definitivamente davanti alla concorrenza di Paesi che stanno più ad ovest di noi e che riescono a raggiungere i mercati del nord Europa con più facilità”.

Ripristinare i controlli al Brennero per gli autotrasportatori equivale a mettere in conto ore di attesa, tempo perso, meno rapidità nei collegamenti. “Cosa facciamo, torniamo indietro? – prosegue l'imprenditore che si appresta a tagliare il traguardo dei 50 anni sul camion – Questa misura rischia di metterci veramente in difficoltà. Specialmente chi trasporta ortofrutta e carne ne uscirebbe meno competitivo”.

La flotta di Fagioli serve i mercati di Germania, Olanda e Inghilterra. Il Brennero è una via obbligata. “Le spedizioni sono calcolate al minuto per avere la maggior freschezza possibile – continua l'autotrasportatore – ogni rallentamento è un problema. Comunque o l'essere in Europa vale per tutti oppure ognuno persegue i propri interessi”.

All'autotrasportatore è capitato che migranti forzassero un mezzo per salire abusivamente e arrivare in Inghilterra: “Mi è costato caro – risponde Fagioli – per esempio quando trasportavamo un carico di uva da Bari alla Gran Bretagna: a circa 150 chilometri da Calais il nostro autista si è fermato in un'area di servizio per la notte e qui abbiamo il sospetto che sia stato narcotizzato. Al controllo in Inghilterra il cane della polizia ha fiutato la presenza dei migranti nel cassone e, quando è stato aperto il rimorchio, all'apparenza sembrava tutto a posto, ma in realtà c'erano solo le prime quattro pedane di uva e il resto del carico era stato buttato dai quattro migranti che erano saliti. Problema analogo con un carico di mele, quando sono salite abusivamente sul nostro mezzo 16 persone. Abbiamo il controllo satellitare, gli allarmi alle porte, lucchetti speciali... Ma è tutto inutile, riescono addirittura a ripristinare i sigilli e a rimettere la piombatura. Abbiamo iniziato a fermarci in un'area di servizio a duecento chilometri da Calais per la sosta notturna prima di imboccare il tunnel della Manica, ma anche li ci sono gli immigrati pronti a salire sui camion - conclude l'autotrasportatore romagnolo - E' un momento veramente difficile”.

Maicol Mercuriali
Italiafruit News
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