Agromafie e caporalato piaghe in espansione: dati e commenti

Agromafie e caporalato piaghe in espansione: dati e commenti
Agromafie e caporalato muovono in Italia un’economia illegale e sommersa tra i 14 e i 17,5 miliardi di euro. Il dato è emerso durante la presentazione del terzo rapporto Agromafie e caporalato, presentato venerdì scorso dall’osservatorio Placido Rizzotto di Flai Cgil. Alla presentazione del rapporto è intervenuta anche la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, e il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. “Agromafie e caporalato sono piaghe da combattere insieme – ha detto il ministro – senza perdere tempo”.



Nello studio si precisa che ad essere vittime del caporalato sono circa 430.000 persone, indistintamente italiani e stranieri, circa 30-50.000 in più rispetto a quanto stimato nel rapporto precedente, con più di 100.000 lavoratori in condizioni di grave sfruttamento e vulnerabilità alloggiativa.

Di rilievo anche i fenomeni di sofisticazione legati all’Italian sounding, così come il nuovo intreccio tra agromafie e energie rinnovabili. Una spia dell’interesse delle mafie rispetto al settore agricolo è testimoniata dal fatto che quasi il 50% dei beni sequestrati o confiscati alle mafie sono proprio terreni agricoli (30.526 su 68.194).

Dalle rilevazioni contenute emergono circa 80 distretti agricoli (tra nord e sud) in cui è possibile registrare grave sfruttamento e caporalato. Le pratiche di sfruttamento dei caporali nei confronti dei lavoratori sono sempre le stesse: mancata applicazione dei contratti, un salario tra i 22 e i 30 euro al giorno, inferiore del 50% di quanto previsto dai CCNL e CPL, orari tra le 8 e le 12 ore di lavoro, lavoro a cottimo (esplicitamente escluso dalle norme di settore), fino ad alcune pratiche criminali come violenza, ricatto, sottrazione dei documenti, e poi l'obbligo di pagare al caporale il trasporto (mediamente 5 euro) e pagare per i beni di prima necessità (1,5 euro per l'acqua, 3 euro per un panino).



Nel rapporto sono riportati alcuni dati sulle ispezioni, cresciute del 59% nell’ultimo anno, ma con esiti inquietanti: più del 56% dei lavoratori trovati nelle aziende agricole sono parzialmente o totalmente irregolari, con 713 fenomeni di caporalato registrati dalle autorità ispettive.

La contraffazione è in crescita del 128% in Italia e quella agroalimentare rappresenta il 16% dell'intero business illecito, un affare da un miliardo di euro. Tra le principali attività delle agromafie, Flai Cgil mette in rilievo l'infiltrazione nei mercati ortofrutticoli e nella logistica.

Coop Italia, a margine del terzo rapporto Agromafie e caporalato, rilancia sul tema lotta al caporalato e, a due mesi di distanza dall’annuncio del varo della campagna “Buoni e Giusti Coop” nata per contrastare il lavoro nero soprattutto in 13 filiere ortofrutticole considerate a più alto rischio, volge la sua attenzione al pomodoro da industria, la cui filiera più di tutte, almeno nell’opinione pubblica, impatta con il fenomeno criminale.  

Annunciato in previsione della imminente stagione estiva un potenziamento delle ispezioni in campo pari a un più 50% rispetto all’anno scorso, a dimostrazione dell’impegno non di facciata che la prima catena della grande distribuzione italiana nonché grande organizzazione di consumatori destina al problema. Dalla partenza della campagna “Buoni e Giusti Coop” sono già state effettuate 120 ispezioni e la previsione per fine anno è arrivare a circa 400 ispezioni complessive.

Ad oggi dopo gli agrumi, interessati già nella scorso novembre, gli auditor di Bureau Veritas, leader a livello mondiale nei servizi di ispezione, di verifica di conformità e di certificazione a cui Coop si affida, hanno lavorato sui campi di fragole e sono al momento impegnati su quelli destinati alla coltivazione di pomodoro pachino. Ad essere coinvolti non sono più soltanto, come negli anni precedenti, gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7.200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta (per oltre 70.000 aziende agricole). A tutti i fornitori (e non solo ai suoi fornitori di prodotto a marchio) Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.

L’altro binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti Coop”, in stretto raccordo con il progetto lanciato a livello ministeriale già nel 2015, è l’invito all’adesione alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. L’iscrizione attesta di essere un’azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso. Alle prime 7200 delle filiere ortofrutticole si aggiungono ora le altre 1500 aziende agricole coinvolte nella filiera del pomodoro da industria.

"Qualsiasi studio che vada oltre la mera denuncia, può rappresentare un utile strumento per la ricerca di soluzioni concrete, operative ed attuabili, senza limitarsi alla mera denuncia”, ha dichiarato il direttore generale di Anicav Giovanni De Angelis in merito al Terzo rapporto sulle agromafie e il caporalato. “Apprezziamo – aggiunge De Angelis - la decisa azione del Governo contro il fenomeno del caporalato. Tuttavia per il raggiungimento di una nuova etica agroalimentare è necessario coinvolgere e responsabilizzare anche gli altri soggetti, dalle istituzioni regionali e tutti gli attori delle filiere minacciate da questa piaga sociale. Per questo anche l’industria del pomodoro è in prima linea per debellare un fenomeno che, seppur eccessivamente sovrastimato per quanto riguarda il nostro settore e solo indirettamente riferibile alle aziende della trasformazione riguardando essenzialmente il mondo agricolo, rappresenta un tema sensibile per l’intera filiera”.

Per contrastare il fenomeno del caporalato e del lavoro irregolare Anicav ha siglato insieme ad un prestigioso ente internazionale di certificazione, un’intesa per la promozione e la diffusione della cultura della qualità e della sicurezza dei prodotti. Il documento, che sarà presentato ad Angri domani alla presenza di oltre 100 tra aziende agricole e di trasformazione del pomodoro, svolgerà un’importante azione di sensibilizzazione in materia di responsabilità sociale attraverso percorsi di riconoscimento etico che prevedono, tra l’altro, l’implementazione di certificazioni a carattere globale al fine di rispondere alle crescenti esigenze del mercato in materia di tutela dei lavoratori e di rispetto dell'ambiente.