Dopo la Brexit: il Regno Unito dell'ortofrutta ai raggi X

Un mercato dalle grandi potenzialità con poca Italia. Dati e trend

Dopo la Brexit: il Regno Unito dell'ortofrutta ai raggi X
Import in aumento, elevata capacità della distribuzione di segmentare, grandi potenzialità, limitata presenza del prodotto italiano: si tratta del Regno Unito, Paese su cui la Spagna ha puntato tanto, raggiungendo una leadership solida ed evidente. In seguito alla "Brexit" decretata dal referendum di giovedì 23 giugno, si propone di seguito un quadro economico e uno spaccato del mercato inglese inerente frutta e verdura.

Dati demografici

Con 64,5 milioni di abitanti, la popolazione del Regno Unito, si attesta leggermente sotto a quella francese ed è in aumento del 10% rispetto agli anni 2000. Il 28,5% è riunita in agglomerati urbani da più di 1 milione di abitanti. Tra le aree urbane più popolose naturalmente Londra, con circa 10 milioni di abitanti, seguita da Leeds. Il Pil pro-capite inglese è di 42.690 di dollari, valore abbondantemente superiore alla media europea (più 7.000 dollari), e accompagnato da una propensione al risparmio tra i più bassi d'Europa, il 12,6%. Solamente il 9,9% della spesa delle famiglie inglesi è dedicata all'alimentare, di cui però ben il 18,9% riguarda acquisti di ortofrutta.

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Import-export frutta e verdura

Le importazioni inglesi di frutta fresca, secca ed essiccata sommate a quelle di verdura e legumi sono aumentate dall'inizio del millennio del 41% a volume e del 64% a valore, corrispondenti a 7,2 milioni di tonnellate e 8 miliardi di euro di prodotto nel 2014. Se si considera invece l'export, le variazioni sono state nell'ordine del 30% a volume e del 76% a valore dall'anno 2000, con valori assoluti però molto più ridotti rispetto all'import: 0,9 milioni di tonnellate e 610 milioni di euro. Dai flussi di merce esposti deriva una bilancia commerciale (export-import) fortemente negativa, passata da -4,4 milioni di tonnellate del 2000 a -6,3 milioni di tonnellate del 2014, con un trend negativo.

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Principali prodotti importati dal Regno Unito

Utilizzando la lente di ingrandimento sui prodotti, all'interno della categoria frutta fresca, secca ed essiccata, la merceologia più importata dal Regno Unito, come per buona parte degli altri Stati europei è la banana con un valore medio 2013-2014 di 610,4 milioni di euro. Segue l'uva da tavola, con 526,8 milioni di euro e una quota di fornitura dell'Italia del 4,5%. E' poi il turno delle mele, con 429 milioni di euro, per le quali invece il Bel Paese detiene il 6,6% delle quote. Quindi i mandarini, i tangerini, le clementine e le arance che assieme sviluppano 460,3 milioni di euro di import, cui l'Italia contribuisce per circa l'1%. 

Quanto a verdure e legumi, al primo posto si trovano i pomodori con 491,2 miliardi di euro e una quota italiana del 4,1%, seguiti da peperoni, peperoncini e funghi freschi di cui però l'Italia detiene una quota di fornitura quasi inesistente. Al quarto, quinto e sesto posto troviamo cipolle e scalogni, cavoli e cavolfiori, patate per le quali il Bel paese arriva a fatica all'1%. Tra i pochi prodotti rappresentativi per l'Italia in ordine di fatturato si sottolineano anche la lattuga, con una quota di fornitura del Bel Paese del 11,7%, prugne (12,9%), kiwi (32,8%), cicoria (29,6%) e alcune tipologie di mix di frutta secca ed essiccata.

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Principali Paesi fornitori del Regno Unito

Il primo Paese fornitore del Regno Unito è la Spagna con una quota del 19,3% a valore nel 2013-2014, stabile rispetto al biennio 2006-2007. Segue l'Olanda con il 14,3%, in calo di circa 1,7 punti, mentre il Sud Africa al terzo posto vede stabile la sua quota sul 5,6-5,8%. Infine la Francia, in forte calo, e il Belgio, in crescita, si attestano rispettivamente al 5,1% e al 3,9%.
 
L'Italia si colloca all'ottavo posto con una quota del 3,3% in calo di un punto percentuale rispetto al 2006-2007, ossia circa un quarto del totale. La presenza Italiana nel Regno Unito è ascrivibile a pochissimi prodotti, che - tra l'altro - non rientrano nella top 10 dei prodotti più venduti, sui quali, però,  potrebbero nascere grandi opportunità di penetrazione. Infine, ben il 42,9% delle importazioni inglesi deriva da Paesi extra-UE28 come Sud Africa, USA, Cile e Turchia.

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Dati di inquadramento

  • Popolazione: 64,5 milioni
  • Quota popolazione in città con più di 1 milione di abitanti: 28,5%
  • Quota classe di età 0-14: 17,6%
  • Quota classe di età 15-64: 64,6%
  • Quota classe di età over 65: 17,8%
  • Scolarizzazione: 41% di  laureati sul totale della popolazione fra 15 e 64 anni (25,7% nel 2000)
  • Pil Agricolo su totale: 0,61%
  • Pil procapite: 42.690 dollari
  • Tasso di risparmio: 12,6%
  • Spesa alimentare sulla spesa totale delle famiglie: 9,9%
  • Incidenza Ortofrutta su spesa alimentare delle famiglie: 18,9%

Fonte dati: elaborazioni Agroter su dati Banca Mondiale 2014, OECD, Eurostat e Istat
Fonte infografiche: Mark Up - Speciale Frutta & Verdura 2015

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