Il futuro del finocchio? Snack e da bere

Paolillo studia i centrifugati: li presenterà al Bella Vita di Londra, insieme al baby

Il futuro del finocchio? Snack e da bere
Il futuro del finocchio potrebbe essere anche in bottiglia. Ci sta pensando Paolillo, azienda campana che dal 1960 propone sul mercato finocchi freschi italiani. Nei piani di sviluppo dell'impresa, come anticipa a Italiafruit News Ciro Paolillo, responsabile commerciale, c'è anche il centrifugato di finocchio.



Un prodotto ancora da studiare che si affianca ad un'altra novità aziendale, il finocchio snack baby. Entrambi i prodotti saranno tra i protagonisti dello stand Paolillo a Bella Vita, il più grande food&wine trade show italiano che si terrà al Business Design Centre di Angel, a Londra, dal 17 al 19 luglio. Un evento che vedrà la presenza di tanti chef e anche dell'eccentrico Joe Bastianich.

“Anche lo scorso anno abbiamo partecipato a questa manifestazione e, visti i buoni riscontri, abbiamo deciso di esserci anche in questa edizione”, spiega Ciro Paolillo, che gestisce l'azienda di famiglia con i fratelli Sabato (responsabile della produzione) e Mariapia (responsabile amministrativa). “A Londra presenteremo ancora il nostro finocchio snack, ma la vera novità sarà il centrifugato. Per ora lo facciamo fresco, al momento, ideale per cocktail e aperitivi. Ma l'intenzione è di portarlo in bottiglia e creare un'apposita linea di produzione: abbiamo coinvolto l'università, stiamo valutando gli adempimenti necessari e le tecnologie da adottare”.



Il mercato britannico per il responsabile commerciale della Paolillo è un bacino interessante. “Negli ultimi anni i consumi di finocchio sono aumentati sia in Italia che all'estero. Lavoriamo molto col mercato interno, mentre l'export rappresenta un 10 per cento del nostro fatturato. Il finocchio va più in Italia, dove i consumatori riconoscono e apprezzano il nostro prodotto di qualità. La nostra produzione si estende su circa 700 ettari e ogni anno, fortunatamente, aumentiamo la produzione". 

"I prezzi? Legati alla stagionalità", conclude Ciro Paolillo. "Essendo una coltura a campo aperto è soggetta all'andamento climatico: siamo reduci da un inverno caldo, c'è stata sovrapproduzione  ma da maggio, con una riduzione delle zone di produzione, registriamo un aumento dei prezzi”.

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