«Origine e più comunicazione per valorizzare le eccellenze dell'ortofrutta»

Bellò: stop alla logica delle commodity. Puntando su una grande fiera italiana

«Origine e più comunicazione per valorizzare le eccellenze dell'ortofrutta»
Legame con il territorio, gioco di squadra, comunicazione. Passa da qui, per Cesare Bellò, consigliere delegato di Opo Veneto, l’affermazione e la valorizzazione delle eccellenze del made in Italy, di cui il radicchio Igp è una delle massime espressioni. “All’Expo di Milano si è visto con chiarezza che ci sono due strade: produrre per chi è affamato e produrre per chi è affamato di spreco. Al primo fronte fanno riferimento le commodity al secondo le “speciality”, il food di qualità, che deve puntare su concetti come marca e origine per soddisfare e  garantire sempre più il consumatore”. 

“Il legame con il territorio, in particolare - prosegue Bellò -  è fondamentale per dare valore aggiunto alla filiera e andrebbe adeguatamente comunicato: il riferimento dovrebbe essere l’interprofessione ma almeno per il momento non è in grado di esprimere con forza la voce di tutta la catena”.



Uno sforzo di valorizzazione che deve passare anche dalle fiere. Per quelle italiane, Bellò ha le idee chiare: “Serve un solo appuntamento e Macfrut è l’unica possibilità che abbiamo di dar vita a una grande rassegna di settore. E’emerso chiaramente dopo l’edizione 2015, verrà fuori in maniera ancora più netta dopo la tre giorni di metà settembre. Dobbiamo avere il coraggio di dire che Macfrut è la fiera nazionale, indipendentemente dalla sede, che potrà anche essere diversa da quella riminese. Il Veneto farà la propria parte e tra due mesi sarà presente a Rimini ancora una volta in forze”.

Per quanto riguarda il radicchio Bellò sottolinea come, archiviata una stagione caratterizzata da una produzione abbondante e prezzi in calo rispetto alla campagna precedente (“ma alla fine le due cose si sono compensate e il bilancio non si può definire negativo”), la messa a dimora di radicchio Tardivo di Treviso sia in linea con quella precedente e interessi circa duemila ettari; stabile anche il Variegato di Castelfranco, mentre si dovrebbe registrare un lieve calo, tra il 10 e il 20%, per il Chioggia, oggetto di quotazioni sensibilmente più basse dei "cugini".

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