Mazzini: «Reparto ortofrutta, I have a dream»

Il responsabile di Coop Italia immagina il futuro dei punti vendita

Mazzini: «Reparto ortofrutta, I have a dream»
I consumi continuano a dare segnali di cambiamento e frutta e verdure assumono un ruolo sempre più importante. Come rispondere alle richieste e alle aspettative del consumatore? I margini per parlare del futuro del reparto ortofrutta nei punti vendita della grande distribuzione organizzata ci sono.

“Vegani e flexitariani – osserva Claudio Mazzini, responsabile Ortofrutta di Coop Italia - riducono in modo più o meno assoluto carne, zuccheri e grassi a favore di frutta e verdure. Immagino, dunque, un reparto con una maggiore sensibilità nei confronti dei nuovi stili di vita e con spazi desunti da analisi di categoria. I lineari, infatti, e i metri quadrati sono la diretta conseguenza di opportuni piani di categoria. E, se il settore ortofrutticolo inizierà a ragionare in questi termini, potremo definire meglio le prestazioni necessarie, e quindi gli spazi”.

Ma il futuro è fatto anche di novità, al passo coi tempi. “Immagino che l’innovazione parta dal sapore di frutta e verdura e dalle richieste del consumatore, non solo dal colore, dalla produttività – riflette Mazzini - Perché abbiamo visto che innovare gli aspetti che interessano i produttori, o noi distributori, non ci porta fortuna. Produrre quello che vuole il cliente finale, però, significa cambiare sistema. Ad esempio, allevando e proteggendo i frutteti sotto rete perché, oltre al cambiamento dei consumi, dobbiamo convivere con il cambiamento climatico. Insomma, immagino di non sentire più la frase Siamo una fabbrica a cielo aperto".

La costruzione del reparto ideale richiede poi altre condizioni. “Immagino – continua il manager - una filiera che collabora per essere efficiente, remunerare in modo equo i produttori e garantire un prezzo conveniente per il cliente finale. Vale a dire, un prezzo che rispecchi il valore che il consumatore gli attribuisce. Per il servizio, ad esempio, o il valore aggiunto”.

Secondo Mazzini “oggi che le famiglie sono meno numerose, non si può vendere un cavolfiore da un chilo e mezzo, sapendo che poco più della metà finisce nel bidone dell’umido: è uno spreco. Non solo, innovazione è tutto ciò che facilita le cose a chi acquista. E’ così anche per le prime trasformazioni di frutta e verdura, che devono essere sempre nella logica di semplificare la vita del consumatore. E, quindi, immagino un reparto più refrigerato, con più banchi frigo”.

“E poi – aggiunge il responsabile Coop - immagino una maggiore collaborazione per comunicare di più e meglio, ma senza fare i maestrini. Che l'ortofrutta faccia bene ormai è un leit motiv sfruttato. Serve altro. Ad esempio: l'ortofrutta sta bene da sola e sta bene con tutto. Può essere il piatto principale o l'accompagnamento. Evitiamo la competizione tra i cibi; la dieta mediterranea è la più sostenibile, e alla base ci sono frutta e verdure, gli integralismi non servono. Insomma, immagino un reparto - e un settore - che possa contagiare il negozio perché portatore sano di valori: nutrizionali, economici, ambientali”.

E infine, conclude Mazzini, "immagino un settore che si metta in discussione, che cerchi soluzioni e non colpevoli o qualcuno su cui scaricare le colpe, ma si concentri su cosa vuole il consumatore. Ed ecco che abbiamo chiuso il cerchio”.

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