Uva da tavola in Canada: l'Italia prepara lo sbarco

Riaperte le frontiere, Fruitimprese indica le opportunità da sfruttare

Uva da tavola in Canada: l'Italia prepara lo sbarco
Dopo l'annuncio da parte del ministero delle Politiche agricole che il Canada ha deciso di riaprire le frontiere (bloccate dal 2010) per l’uva da tavola made in Italy, è utile fare un punto sulle potenzialità di questo mercato, in particolare sulle opportunità per produttori ed esportatori italiani (vedi nostro articolo precedente).

Il Canada si estende un territorio vastissimo con 35 milioni di abitanti: le province del Quebec e dell’Ontario da sole coprono il 50-60% del mercato alimentare mentre il 40% della popolazione è riunita nelle sei città più importanti.
Anche se può contare su una consistente produzione ortofrutticola, concentrata soprattutto nell’Ontario, Quebec e British Columbia, il Canada è un importatore netto di frutta e verdura - prevalentemente da Stati Uniti (circa il 50%) e Messico - per un valore superiore ai 4 miliardi di dollari l’anno.

Nel 2014 il governo di Ottawa ha finalizzato con l'Unione Europea il negoziato relativo al Comprehensive and economic trade agreement (Ceta), un accordo economico-commerciale la cui entrata in vigore è prevista tra la fine di quest'anno e l'inizio del 2017. Oltre alla liberalizzazione pressoché totale delle linee tariffarie, l'accordo prevede altre misure vantaggiose per il nostro settore come la protezione di indicazioni geografiche e denominazioni di origine.

Italiafruit News ha chiesto a Fruitimprese, l'associazione nazionale che riunisce circa 300 operatori ortofrutticoli, gli ultimi dati disponibili relativi al mercato dell’uva da tavola in Canada.

Nel 2005, anno di punta, l'Italia ha inviato nel Paese poco più di 4mila tonnellate di uva, pari all'8,2% del totale esportato nei paesi extra-Ue, per un valore di circa 4,6 milioni di euro.

Da parte sua, il Canada importa in media ogni anno dalle 175mila alle 190mila ton e, negli ultimi cinque anni, ha importato praticamente solo dalla Spagna e poche tonnellate da Belgio e Olanda. Nel 2015 la Spagna ha esportato 397 ton, contro le 315 dell'anno precedente. Quantità del tutto irrisorie, perché la stragrande maggioranza dell'uva è importata dagli Stati Uniti (circa 
100mila ton), dal Cile (50mila ton) e dal Messico (17mila ton). Ma le opportunità, e gli spazi, per l'uva italiana ci sono, soprattutto se si farà leva su certificazioni e gioco di squadra.

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