Fem, per melo e pero 300 frutticoltori a Maso Part

Fem, per melo e pero 300 frutticoltori a Maso Part
Tecnici e ricercatori della Fondazione Edmund Mach (Fem) hanno incontrato a Mezzolombardo (Trento) più di 300 frutticoltori per aggiornarli sui principali risultati dell'attività sperimentale condotta a Maso Part, l'azienda agricola rappresentativa della frutticoltura di fondovalle dove da oltre 40 anni si conducono prove e sperimentazioni su melo e pero. Frutteto in parete, difesa dalle malattie, portinnesti e miglioramento genetico sono i principali temi affrontati nel corso dell'evento, organizzato dal Centro trasferimento tecnologico.

Dopo l'intervento di apertura del dirigente del Centro trasferimento tecnologico Michele Pontalti, gli esperti Alberto Dorigoni, Franco Micheli, Pierluigi Magnago, Isaac Chini, Nicola Dallabetta, Daniel Bondesan e Luisa Mattedi hanno illustrato ai frutticoltori i principali risultati e novità.

Difesa
Per quanto riguarda la ticchiolatura nel 2016, in Val d'Adige, il patogeno non è stato particolarmente aggressivo e i risultati del suo contenimento sono stati interessanti con la sospensione dei trattamenti alla fine di maggio-inizio giugno.
Il quadro dei patogeni è stato completato con il classico aggiornamento sulla situazione della Marssonina coronaria e delle fumaggini, ormai frequenti anche in Trentino. Per quanto concerne gli insetti più importanti, la carpocapsa è risultata momentaneamente assai contenuta anche se, al permanere di condizioni favorevoli, avrà ancora opportunità di importanti colonizzazioni. Focus anche sugli afidi con presenza importante del cenerognolo, mentre si segnala la minor aggressività dell'afide lanigero.
Nel 2016 gli scopazzi sono stati poco presenti in tutte le aziende della Fem e la presenza della psille risulta irrisoria ormai da molti anni.

Allevamento
Proseguono con esito positivo le prove che riguardano la forma di allevamento in parete e le tecniche che ne conseguono, come la meccanizzazione del diradamento, del diserbo, della potatura estiva e invernale a finestre, l'uso delle reti polifunzionali, la distribuzione degli agro farmaci con metodi alternativi. Negli anni ci si è spinti verso forme di allevamento delle piante sempre più ardite, riducendo progressivamente la larghezza degli interfilari. Gli impianti degli ultimi anni prevedono 2-2,5 metri tra le file, con alberi di spessore inferiore ai 60 cm, con forma "multi-asse" fino al frutteto pedonabile che non necessita di scale o carri raccolta.



Per quanto riguarda i problemi di riduzione della deriva e degli input chimici, lo studio dell'adattabilità degli impianti in parete alle irroratrici a tunnel con recupero della deriva, finora impiegate solo in viticoltura, pur con i limiti attuali degli impianti in Trentino, sta dando dei risultati molto positivi. Le reti polifunzionali consentono una difesa dalla grandine più economica dei tradizionali impianti antigrandine, un controllo efficace e puramente meccanico contro diversi pericolosi insetti e la regolazione della carica dei frutti in modo naturale. Il frutteto in parete si presta per applicare sistemi di distribuzione dell'agrofarmaco a punto fisso che consentono di fare trattamenti in modo automatizzato e sulle infezioni reali in atto.

Portinnesti
Il problema della stanchezza dei terreni, connesso alla successione degli impianti negli anni della stessa specie, ha portato alla ricerca di portainnesti tolleranti al reimpianto provenienti da diversi istituti nazionali e internazionali. Alcuni di questi portainnesti rivestono un'ulteriore importanza perché resistenti a diversi patogeni e avversità atmosferiche. Per tale ragione sono stati provati su più cultivar e in differenti zone per valutarne l'adattabilità al nostro territorio. Cg11 e B9 hanno dimostrato un'ottima efficienza produttiva, simile al portainnesto di riferimento M9. In particolare G11 risulta essere adatto a tutte le varietà testate, mentre B9 è interessante per la cultivar Fuji avendo una vigoria minore di M9. Ottima la performance produttiva dei nuovi genotipi Cg935 e Cg6969 nei primi di impianto ed essendo vigorosi risultano particolarmente interessanti per la cultivar Red Delicious.

L'introduzione di genotipi alternativi a M9 può portare a cambiamenti nella gestione della pianta sia per quanto riguarda la potatura che la forma di allevamento. La scelta del tipo di pianta è determinante per ottenere una rapida entrata produttiva degli impianti intensivi ai fini di ottenere un frutteto economicamente sostenibile.  

Miglioramento genetico
Pierluigi Magnago del Centro ricerca e innovazione ha presentato i risultati raggiunti dal programma di miglioramento genetico del melo e alcune delle migliori selezioni. Oltre alle caratteristiche visive e gustative, il programma di miglioramento genetico cerca di guardare anche ai composti nutraceutici nei frutti.

Il miglioramento genetico, soprattutto nel breeding classico legato ai cicli della natura, necessita di tempi relativamente lunghi. Vi è quindi la necessità di anticipare lo studio di caratteri che si presume in futuro possano concretizzarsi in maggiori e/o nuove opportunità commerciali. Il programma di miglioramento genetico del melo, intrapreso da Fem a partire dal 1999, in questi ultimi anni ha ampliato lo studio e la ricerca di selezioni che a valide caratteristiche agronomiche e organolettiche associno elevati contenuti in fitochimici a evidenti funzioni salutistiche.

Fonte: Fem