Susine, la chiusura del Canada fa soffrire

Italfrutta: è un canale da riaprire. Export, bene le Angeleno

Susine, la chiusura del Canada fa soffrire
Una campagna con poco prodotto ma con prezzi interessanti. Così, secondo Daniele Di Manno, titolare della Italfrutta Di Manno di Fondi (Latina), si potrebbe descrivere il momento della susina. E l'azienda, che ogni anno tratta 3.000 tonnellate di questo prodotto con una forte propensione all'export - Stati Uniti, Brasile, Argentina, Egitto, Giordania, Emirati Arabi, Arabia Saudita e India sono le destinazioni principali – fa notare che manca all'appello uno sbocco importante come il Canada.

Ma procediamo con ordine e partiamo dai volumi. “Per quanto riguarda la susina in questa stagione c'è un'evidente produzione bassa rispetto ai volumi previsti – precisa Di Manno - Manca circa il 20% della produzione totale. La varietà che va per la maggiore sui mercati esteri è la susina nera Angeleno e si prevede un buon riscontro sul mercato”.

L'imprenditore precisa a Italiafruit News come la susina non debba fare i conti solamente con l'embargo russo. “Oltre alle restrizioni con la Russia, un mercato ormai chiuso da tempo, ci sono altre situazioni che danneggiano le nostre aziende esportatrici – rileva Di Manno - ad oggi anche il mercato del Canada resta bloccato con kiwi e susine poiché non ci sono accordi da parte dei due governi per le politiche fitosanitarie da attivare. Tutto questo a danno di chi cerca di fare il proprio lavoro nella maniera più efficace possibile, ma contrastato da un governo che ormai da tempo non pensa più agli interessi delle sue imprese. La Spagna – argomenta l'esportatore - avendo un prodotto susina inferiore qualitativamente al nostro, riesce ad esportare in Canada senza nessun contrasto fitosanitario. Spero che tutto questo si risolva nel più breve tempo possibile – conclude Di Manno - in modo da dare valore al Made in Italy su tutti i mercati, soprattutto in quello canadese”.

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