Assosementi: «Non si ostacoli il miglioramento genetico»

Genome editing al centro di un convegno ieri a Bologna. «Servono innovazione e ricerca»

Assosementi: «Non si ostacoli il miglioramento genetico»
Grande interesse per il seminario “Genome editing: come nasceranno le varietà di domani”, promosso dall’Università di Bologna che si è svolto ieri nella città felsinea e che ha registrato l’intervento di Giuseppe Carli (foto), presidente di Assosementi, cui fanno capo le aziende sementiere italiane.

L’Unione Europea, è stato detto, è chiamata in tempi brevi a chiarire la propria posizione sulle nuove tecniche di miglioramento genetico, le cosiddette New breeding techniques (Nbt), basandosi su oggettive basi scientifiche e non su spinte emozionali o politiche. 
“Per concorrere sui mercati internazionali l’agricoltura non può prescindere dall’innovazione e dall’utilizzo delle più moderne tecniche di miglioramento genetico, le cosiddette New Breeding Techniques, e il genome editing è una delle più promettenti che abbiamo oggi a disposizione” – ha dichiarato Carli. “Il rischio è che l’Unione Europea possa bloccare questo importante progresso scientifico inserendo il genome editing nel regime normativo degli organismi geneticamente modificati (Ogm), con i quali invece non hanno niente a che vedere”.
 
“La peculiarità del genome editing è infatti l’azione più precisa e mirata sulle sequenze geniche, evitando quindi di introdurre Dna estraneo, permettendo inoltre di modificare in modo predefinito solo il gene di interesse, diversamente dalla mutagenesi indotta” – ha aggiunto Carli. “Questa tecnica consente inoltre di realizzare varietà resistenti, in grado di rispondere alle caratteristiche produttive e qualitative desiderate dagli agricoltori in minor tempo rispetto ai metodi convenzionali che richiedono dagli 8 ai 10 anni”.
 
“Per consentire l’accesso a questa Nbt, fondamentale per la futura competitività della nostra agricoltura, è però necessario che l’uso di questa tecnica venga sostenuto e incentivato, e non ostacolato da scelte normative incongruenti che classifichino come Ogm le varietà prodotte con l’editing” – ha ribadito Carli. “Senza una chiara regolamentazione le piccole e medie imprese europee sarebbero disincentivate ancorché impossibilitate ad utilizzare l’editing per via degli ingenti costi delle procedure autorizzative richieste per la commercializzazione degli Ogm, con il risultato che la ricerca verrebbe inevitabilmente delegata ai paesi extra Ue che quindi si assicurerebbero un notevole vantaggio competitivo”.



“Un tema dai risvolti rilevanti anche per il settore ortofrutticolo”, spiega a Italiafruit News Alberto Lipparini (sopra), che di Assosementi è il segretario generale. “La tecnica di editing è una porta sul futuro, va approfondita ma sicuramente non può e non deve essere considerata Ogm. Tra i suoi pregi c'è l'assoluta accessibilità dal punto di vista dei costi, a tutto vantaggio delle tante piccole imprese italiane, e la facilità di applicazione".  

"Ora - aggiunge Lipparini - è importante sia fatta chiarezza quanto prima sull'utilizzo di questa tecnica che deve basarsi per forza sullo sviluppo della genomica. In questo senso, vogliamo approfondire con il Mipaaf gli aspetti normativi sostenendo a spada tratta la ricerca, oggi in forte affanno in Italia: Governo e  Ministero devono far di tutto per incentivarla e lavorare in modo più serio sulle possibilità di agevolare un concreto rapporto sinergico tra pubblico e privato, fondamentale in questo ambito".

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