Riva: «Così diversifichiamo l'offerta del Nord-Ovest»

Ortofruit Italia entra in Mediterraneo Group e accelera con mirtilli e baby kiwi

Riva: «Così diversifichiamo l'offerta del Nord-Ovest»
“La scelta di aderire a Mediterraneo Group è strategica per noi e ci puntiamo molto, perché riprende quanto avevamo già deciso, ma ampliandone le potenzialità. Siamo tre realtà cooperative che si sono unite con l’idea comune di aggregare l’offerta e sviluppare un comparto in forte crescita come quello dei berries. E di farlo con prodotto rigorosamente di origine italiana”. Così Romualdo Riva, responsabile commerciale di Ortofruit Italia commenta la decisione della azienda piemontese di partecipare al consorzio e, in particolare, al Progetto berries, con una netta egemonia nella produzione di mirtilli e baby kiwi.

“La campagna dei mirtilli di Ortofruit inizia a giugno – continua Riva – e prosegue fino a ottobre. Quest’anno abbiamo prodotto 212 tonnellate di mirtilli e per il futuro, come Mediterraneo Group, abbiamo pianificato una crescita costante: più di 313 ton nel 2017, 492 nel 2018 e 652 nel 2019. Sono numeri in evoluzione e questo, oltre a permetterci di diversificare le produzioni nel Nord-Ovest, è uno stimolo a osare qualcosa in più”.

Intanto, la collaborazione con l’Università di Torino procede per individuare nuove varietà, migliorare la conservabilità, la qualità e la scalarità di maturazione, in modo da offrire un prodotto fresco lungo tutta la stagione produttiva. Con notevoli benefici anche dal punto di vista della logistica e della distribuzione.

Ma diversificazione dell’offerta per Ortofruit è sinonimo soprattutto di Nergi, per il quale la cooperativa cuneese detiene l’esclusiva. “Il baby kiwi è stata una bella sfida, anche dal punto di vista dell’innovazione. E siamo molto contenti perché è stato accolto molto bene sia dal consumatore che dalla grande distribuzione organizzata, visto che è stato inserito in quasi tutte le catene”.

Al momento si tratta di 70 ettari che entreranno gradatamente in piena produzione, sostenuti anche dall’ambiente pedo-climatico che si è rivelato particolarmente vocato. E se nel 2016 sono stati raccolte 170 tonnellate di baby kiwi, il prossimo anno saranno 400, nel 2019 raggiungeranno le 850 e nel 2020 dovrebbero toccare quota mille.

“Il 2020 – conclude Riva - sarà un anno di valutazioni. Dovremo decidere se continuare a incrementare le superfici e se - e come - estendere la campagna di commercializzazione che oggi risulta troppo breve”.

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