L'aglio di Voghiera non riesce a soddisfare le richieste

Barbieri (Consorzio): domanda in crescita per il prodotto Dop, soprattutto dall'estero

L'aglio di Voghiera non riesce a soddisfare le richieste
L'aglio di Voghiera Dop è sempre più richiesto, ma la produzione non riesce a soddisfare la domanda tanto che il Consorzio dei produttori ferraresi sta valutando un ampliamento delle superfici dedicate. Anche dall'estero la richiesta è sostenuta, ma l'export è volutamente marginale visto che i volumi, come spiega a Italiafruit News la presidente Neda Barbieri, è insufficiente per il mercato italiano. E pensare che ci sarebbe il Giappone pronto ad acquistare l'aglio di Voghiera, oppure gli Stati Uniti che vorrebbero rifornimenti di questo prodotto a marchio. “Ma i quantitativi che ci richiedono – sottolinea la produttrice – sono per noi inimmaginabili”.

Quest'anno l'aglio di Voghiera Dop è stato coltivato su una superficie di 120 ettari per una produzione di circa 1.200 tonnellate. “Dopo due anni difficili, a causa di un clima piovoso, siamo soddisfatti della campagna 2016: realizzeremo una Plv di 100-120 quintali per ettaro”, aggiunge Barbieri. La filiera coinvolge una quarantina di produttori, con tre realtà principali che confezionano e commercializzano il prodotto Dop.
“L'export? Per noi non è conveniente farlo al momento. Piccoli quantitativi sono destinati a Germania e Austria. Con il Giappone abbiamo avviato delle relazioni, loro sono grandi consumatori di aglio e dopo il disastro nucleare sono alla ricerca di un prodotto di qualità, garantito, e sono rimasti colpiti dal nostro aglio Dop”.



“La produzione Dop è fortemente legata alla tradizione, c'è un disciplinare rigido da seguire ed espandere le aree di coltivazione non è così semplice – prosegue la presidente del Consorzio dei produttori – stiamo conducendo uno studio legato alla composizione dei terreni e sulle condizioni pedoclimatiche per verificare se e dove può essere possibile ampliare la coltivazione. Inoltre c'è un ragionamento in corso legato al seme, per capire se è possibile fare prodotto da seme in zone limitrofe”.
Barbieri conferma che la domanda è sostenuta. “E anche la redditività è buona, la Dop ci dà un vantaggio competitivo. Siamo alle prese con gli effetti del cambiamento climatico: le condizioni di umidità e di freddo non sono le più stesse: la sanificazione del prodotto veniva fatta proprio dalle temperature rigide invernali, ma ora i periodi freddi sono brevi. E' un fenomeno da tenere in considerazione”.

Tornando alla campagna 2016, la produzione è stata buona. “Il clima secco di giugno e luglio ha favorito la qualità del prodotto: l'aglio si presenta bello bianco, con bulbi grossi”. In questo periodo, e fino alla prima decade di novembre, nel territorio di Voghiera è in corso la semina per la prossima campagna. E prima di Natale ci sarà anche l'avvio della commercializzazione dell'aglio nero. “E' la prima produzione che entra sul mercato – sottolinea soddisfatta Barbieri – il nostro aglio Dop viene messo a maturare in particolari celle, caramellizza gli zuccheri, perde la parte solforosa, assume un gusto diverso, quasi balsamico, ma preserva le sue caratteristiche nutraceutiche. Nel mondo della ristorazione c'è molto interesse per questo prodotto. La prima produzione sarà di circa tre quintali, una nicchia, e con la prima cella potremmo arrivare al massimo a 18 quintali”.

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