Censis: tre milioni e mezzo di italiani hanno ridotto i consumi di frutta e verdura

Falconi: Ridare valore al prodotto. I commenti di Gdo e Adiconsum

Censis: tre milioni e mezzo di italiani hanno ridotto i consumi di frutta e verdura
Nell'ultimo anno 3,6 milioni di italiani hanno ridotto il consumo di frutta e 3,5 milioni di verdura. Il dato è emerso dall'indagine del Censis “Gli italiani a tavola: cosa sta cambiando”, presentata ieri in Senato. E la diminuzione dei consumi ortofrutticoli si differenzia a seconda della classe sociale delle famiglie: quelle più povere hanno ridotto in maniera significativa gli alimenti di base della dieta italiana, tra cui frutta e verdura.

Se i nuclei con un reddito più alto hanno contratto i consumi di verdura del 4,4%, e le famiglie con una capacità economia media del 5,8%, quelle più in difficoltà di ben il 15,9%. Passando alla frutta, invece, la differenza è ancora più marcata: chi ha una capacità economica maggiore ha diminuito i consumi del 2,6%, le famiglie con una capacità economica media del 7,3% e quelle con una bassa capacità economica del 16,3%.



Considerando anche gli altri alimenti oggetto di indagine (pasta, pesce e carne) emerge una profonda spaccatura nell'alimentazione degli italiani: il buon cibo lo acquista solo chi può permetterselo. Più in generale negli anni della crisi (2007-2015) la spesa alimentare delle famiglie è diminuita del 12,2% in termini reali. Questo il dato medio. Ma se si analizza il social gap considerando solo le famiglie con operai o di disoccupati, allora la spesa è crollata rispettivamente del 19,4% e del 28,9%. “Meno potevi spendere per scegliere il buon cibo, più hai dovuto tagliare la spesa – sottolinea il Censis -. Le differenze a tavola diventano distanze e ormai fratture: si mangia quel che ci si può permettere, e il dibattito ideologico sul valore nutritivo degli alimenti è fuorviante. La dieta italiana, fatta di quantità adeguate di cereali, carne, pesce, frutta e verdura, olio d'oliva, formaggi, legumi... rischia di sparire dal quotidiano delle nostre tavole".

“I dati emersi dall'indagine del Censis fanno riflettere e non mi sorprendono”, dichiara a Italiafruit News Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta. “Ma il problema di fondo è che il prodotto ortofrutta, agli occhi del consumatore, ha perso valore. Tutta la filiera dovrebbe fare un mea culpa perché in questi anni non è stata capace di difendere e sostenere il valore della produzione ortofrutticola nazionale. Perdendo valore, frutta e verdura sono sacrificate nel momento della spesa e questo è tanto più vero in un momento di crisi". 

"Il Censis - prosegue Falconi - ci mostra che i consumi diminuiscono anche tra i benestanti, questo certifica il basso valore dato all'ortofrutta. La parte agricola e la parte distributiva devono lavorare insieme a un nuovo patto per la valorizzazione del prodotto. Un prodotto che deve essere gustoso e commercializzato al giusto prezzo. Gli sconti spinti non hanno portato a nulla. Dobbiamo impegnarci per ridare valore all'ortofrutta altrimenti se il consumatore non lo percepisce non sarà possibile rialzare la china dei consumi”.

Cibo di buona qualità solo per ricchi e cibo spazzatura per i meno abbienti? “Non credo che il nostro Paese - ha dichiarato il presidente di Adiconsum, Walter Meazza - con le sue tradizioni e una cultura alimentare diffusa tra tutti i ceti possa mai arrivare a quel punto, ma il rischio esiste e bisogna intervenire al più presto. Dalla stessa ricerca del Censis emerge che la crisi non sia l'unica causa del cambiamento, perché molto forte è l'influenza delle leggende metropolitane che sul web demonizzano alcuni alimenti, senza alcun fondamento scientifico”.

Anche il mondo della distribuzione si esprime. Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, twitta: “I meno abbienti mangiano sempre peggio. Costi sociali futuri maggiori dei costi odierni per superare crisi. Pensiamoci”. E Giorgio Santambrogio, Ad Gruppo VéGé e presidente di Adm, aggiunge: “L'indagine del Censis su come cambiano le abitudini alimentari in tempo di crisi è tristemente vera”.

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