Agrion, riflettori su cimice asiatica e melo

Il punto del Centro sperimentale sulle ricerche condotte nel 2016 in Piemonte

Agrion, riflettori su cimice asiatica e melo
Tradizionale appuntamento di fine stagione per Agrion che ieri a Manta di Cuneo ha presentato i risultati delle attività di ricerca condotte quest’anno in frutticoltura in particolare su due temi di grande attualità: l’innovazione varietale del melo e la cimice asiatica (Halyomorpha halis).

L’ambiente pedemontano piemontese è tra i più vocati in Europa per la coltura del melo e l’aumento delle superfici dedicate a questa specie è percepibile, ma servono adeguati progetti di valorizzazione. Per questo motivo Lorenzo Berra di Agrion ha presentato le opportunità offerte dall’innovazione varietale. Mele innovative su cui costruire progetti che aumentino il valore aggiunto della melicoltura piemontese.
L’attività di Agrion comporta anche l’introduzione e valutazione di nuove varietà disponibili a livello internazionale che sono studiate in fase di prototipo. Oltre al perfezionamento dei gruppi varietali più diffusi come i nuovi cloni di Gala, sono anche state presentate varietà di elevata qualità e facilmente gestibili in campo grazie a resistenze/tolleranze ai patogeni chiave. Vedi la Inored-Story®, resistente alla ticchiolatura e quindi interessante anche da un punto di vista ecologico. Agrion, poi, si occupa anche di fornire un “manuale di istruzioni” per la ottimale gestione agronomica delle nuove varietà.

La seconda parte della giornata è stata dedicata alla cimice asiatica (Halyomorpha halys) che in Piemonte, grazie all’assenza di efficaci limitatori naturali, si è diffusa in modo esponenziale, arrivando a interessare quasi tutto il territorio regionale.
I danni più rilevanti sono stati riscontrati sui noccioli. Invece, per quanto riguarda la frutta fresca le specie più colpite sono state peschi (nettarine in particolare) e peri. Decisamente meglio i meli, sui quali i danni sono stati praticamente azzerati. Forse anche perché gli agricoltori - via via che avanzava la stagione e i danni sulle specie da frutto crescevano - erano più allertati e “allenati”. Ad adottare strategie di difesa e accorgimenti agronomici che hanno limitato la pressione delle popolazioni di cimici sulle colture.

Buoni i risultati delle prove sperimentali presentati da Graziano Vittone. Ottenuti con interventi insetticidi localizzati, nel rispetto del Disciplinare di difesa integrata, sono stati effettuati solo sui bordi, ma capaci ugualmente di impedire l’entrata negli appezzamenti.
Luciana Tavella dell’Università di Torino ha poi descritto i risultati ottenuti con i limitatori naturali autoctoni in Piemonte, Emilia Romagna, Centro Italia e in Europa, evidenziando le prospettive per un controllo efficace e duraturo. Sebbene al momento sia Ooencyrtus telenomicida che l’Anastatus sp. rappresentino ancora soluzioni di lontana applicazione.
A livello internazionale, promette bene Trissolcus halyomorphae. Che (per l’annosa questione della interpretazione restrittiva che abbiamo dato alla direttiva Ue sull’habitat naturale) non possiamo introdurre e nemmeno studiare. Un laboratorio a cielo aperto, in questo senso, risultano gli Stati Uniti dove è stata introdotto nel 2015 e i cui studi potranno servire da supporto e verifica per una eventuale introduzione del parassitoide risolutivo nei Paesi di origine (Cina, Corea e Giappone).

In chiusura, Stefano Caruso del Consorzio fitosanitario di Modena ha illustrato le strategie di difesa applicate in Emilia-Romagna e le attività sperimentali che vertono su percorsi integrati. Ad esempio, adattare le reti antigrandine presenti nei pescheti può contribuire a ridurre dell’80-90% la migrazione degli adulti di Halyomorpha. O anche l’utilizzo di bande di piante trappola (esempio di leguminose) che, posizionate ai bordi del frutteto, risultano più attrattive per le cimici.

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