Valentina Borghi: «L'agricoltura declinata al femminile»

Riflessioni dell'imprenditrice bolognese sulla gestione delle aziende. Anche con gli uomini

Valentina Borghi: «L'agricoltura declinata al femminile»
“A ogni piè sospinto si parla di femminismo, ruoli femminili, femminilità e diritti, con una forza che a volta è quasi offensiva. Le feste per, l’obbligo delle quote rosa e altro ancora. Forse l’uguaglianza è lontana, ma sembra che il mondo agricolo sia il più arretrato da questo punto di vista. Le donne presenti sono, come nel mio caso, le figlie di, tutt’al più le mogli di, a questo c’è poco scampo”. Inizia così la riflessione sul ruolo delle donne in ortofrutta che Valentina Borghi, titolare della Funghi Valentina di Minerbio (Bologna) e presidente della Op Agricola Hortoitalia, fa per Italiafruit News.

“Quello dell’azienda agricola è, oggi più che mai, un lavoro totalizzante - continua Borghi - Per molte colture non esistono più limiti per la differenziazione, la destagionalizzazione e così via. Quindi l’idea del bel lavoro d’estate per poi stare in panciolle davanti al fuoco in inverno è un retaggio vecchio, quasi come l’immaginario del contadino camicia-a-scacchi-baffo-gote-rosse-cappello-di-paglia, stile Il contadino cerca moglie della tv”.

“L’agricoltura, invece, è applicazione tecnologica, mentale e di tutte le pratiche che si trovano declinate in grandi e sofisticate aziende. Anche l’azienda agricola ne avrebbe bisogno… Ecco allora che uomini e donne, forse, possono avere competenze e uffici diversi. Che sempre meno prevedono la figlia relegata all’amministrazione ma, invece, sempre più un ruolo di riferimento nelle risorse umane, nella formazione, nel marketing, nel digitale, nella comunicazione, negli eventi, nelle certificazioni”.

Insomma, l’agricoltura permette una declinazione e una realizzazione della donna molto ampia. “C’è molto da fare, nel bene e nel male – aggiunge Borghi - Anche con poco, ma con buone teste, si possono fare tante belle cose. Cose che i signori colleghi spesso fanno alla loro maniera: forse un po’ troppo pragmatica, asettica. Ma credo che l’agricoltura sia l’unico settore che permette ancora questo tipo di armonia simbiotica tra generi, età e mansioni, trasversalmente”.

Come sta cambiando il panorama agricolo grazie all’inserimento delle figure femminili nei ruoli manageriali? “Si tratta soprattutto di passaggio generazionale, quasi sempre delle figlie di, che traghettano come ennesima generazione l’azienda di famiglia – osserva ancora Valentina Borghi - Ma l’azienda agricola è un’impresa da tutti i punti di vista: oneri e onori, senza alcuno sconto. Dirigere un’azienda agricola moderna, che sta sul mercato, non è bucolico, è difficile, pieno di burocrazia e complesso, tanto quanto gli altri settori, se non di più, con la grande importanza che oggi ricoprono sostenibilità e biologico. L’agricoltore è il tenutario del territorio, è colui che ha le chiavi della dispensa del globo. Anche se, purtroppo, si tratta di una bassa percentuale e di bassi margini, non è un ruolo di poco conto. E qualcuno comincia a capirlo”.

Certo, non ci sono le porte spalancate, e forse -  se avessero avuto figli maschi - certi padri avrebbero delegato tutto a loro, ma “… la sindrome da Lady Oscar avanza - riflette Borghi - e le donne ora sono in prima linea a dirigere aziende agricole o a presiedere Organizzazioni di produttori. Perché? Perché abbiamo capacità organizzative, empatia, siamo multitasking, problem solving e, per fortuna, non ci manca il senso estetico”.

La capacità femminile di fare più cose in contemporanea, di cogliere più input fa sì che la mediazione organizzativa diventi una dote strategicamente molto importante con clienti e dipendenti.
“Non solo, la formazione, a cui tendenzialmente è più incline la donna, è un altro strumento fondamentale per strutturare le aziende moderne. Ho sempre creduto che le aziende siano come esseri umani, abbiano cioè proprie esigenze precipue a prescindere della volontà del fondatore. Come in una famiglia, pertanto, la presenza delle due anime, maschile e femminile, anche come approccio aziendale, fa molto bene alla creatura azienda, che ne prende le forme, è efficiente ed efficace, tosta e competitiva, ma anche con valori, regole e morale. Allora - conclude Valentina Borghi -  è bello essere azienda e farne parte”.

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