Castagno, verso l'inventario nazionale

Un convegno all'Accademia dei Georgofili accende i riflettori su emergenze e soluzioni hi-tech

Castagno, verso l'inventario nazionale
Si è svolta ieri a Firenze la giornata di studio "Metodologie innovative di rilevamento per l'aggiornamento dell'inventario castanicolo nazionale", organizzata dall’Accademia del Georgofili in collaborazione con Ministero delle Politiche agricole, Associazione nazionale Città del Castagno, Centro di studio e documentazione sul castagno, Anci Toscana, Regione Toscana.

Il castagno è molto di più di una semplice pianta da frutto: è ricco di cibo e legno ed è indispensabile per la tutela del territorio, per la biodiversità e per il paesaggio. Con circa 30mila aziende che interessano una superficie di 52mila ettari, l’Italia è il secondo esportatore mondiale di castagne, dopo la Cina. La nostra castanicoltura concorre in maniera significativa alla produzione europea di castagne Dop e Igp, con il 64% dei prodotti castanicoli di qualità riconosciuta, e alla produzione nazionale di prodotti di qualità, dato che i prodotti castanicoli a marchio rappresentano il 15% del gruppo dei prodotti ortofrutticoli e cereali. Il castagno ha assunto, e assume ancora oggi, un ruolo preminente tra le formazioni forestali italiane, non solo per l’elevata produttività, la qualità e la varietà degli assortimenti legnosi, ma soprattutto per la consistente presenza sul territorio nazionale con circa 800mila ettari ricoperti.

Nonostante questi numeri, però, il settore sta risentendo di una progressiva crisi produttiva legata ai problemi di sostenibilità economica della coltura e accentuata dalle emergenze fitosanitarie degli ultimi anni. Da qui la necessità di rilanciare il comparto grazie a un percorso di valorizzazione delle peculiarità locali e una strategia di più ampio respiro che sia sostenibile economicamente, ma anche dal punto di vista ambientale e sociale.

E proprio Elvio Bellini, presidente del Centro di studio e documentazione sul castagno, ha ricordato l’importanza di un inventario castanicolo, perché oggi stiamo rischiando di perdere la più antica pianta da frutto della montagna e un albero che rappresenta una vera e propria antica civiltà.

Moderati da Raffaello Giannini, i  relatori hanno poi illustrato, sulla base di casi di studio condotti in Toscana, le potenzialità applicative delle più recenti tecniche di rilevamento forestale per l’inventariazione e il monitoraggio delle risorse castanicole, con particolare riferimento all’impiego di dati telerilevati da piattaforma aerea e satellitare per la mappatura dei boschi di castagno e all’uso di banche dati e di strumenti tecnologicamente avanzati per la caratterizzazione strutturale e socio-economica dei castagneti da frutto.
 

Nella foto, da sinistra, Marco Remaschi, Andrea Olivero, Giampiero Maracchi, Orazio Ciancio, Elvio Bellini
 
“L’analisi del settore - ha spiegato Piermaria Corona, del Crea Foreste e Legno - mostra realtà produttive molto differenziate dal punto di vista delle caratteristiche strutturali ed economiche della filiera e del grado di integrazione tra le sue componenti. Per questo, la valorizzazione della risorsa castanicola italiana impone la necessità di acquisire dati conoscitivi sulla sua effettiva consistenza a livello locale, con l'obiettivo di dare attuazione al piano castanicolo nazionale e di consentire la corretta utilizzazione delle misure dei Programmi di sviluppo rurale. In questa direzione, il Crea ha da tempo promosso attività di ricerca per il monitoraggio delle risorse castanicole, con particolare riferimento all’impiego di dati da telerilevamento aereo e satellitare e all’uso di strumenti Ict per supportare la caratterizzazione strutturale e socio-economica dei castagneti da frutto".

Le conclusioni sono state affidate al viceministro Andrea Olivero il quale ha confermato l’interesse del Mipaaf nei confronti della castanicoltura come settore decisivo per lo sviluppo delle aree montane e, quindi, l’importanza della gestione del patrimonio forestale per mantenere la biodiversità. Olivero ha poi sottolineato come la necessaria tutela paesaggistica non debba essere interpretata come staticità conservativa. "Il bosco - ha concluso - non è un bene intangibile, ma rinnovabile e, soprattutto, una grande risorsa per la comunità, per cui non deve essere abbandonato a se stesso".

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