Pomodoro San Marzano escluso dal Ceta, la rabbia del Consorzio

Il presidente Romano: pronti ad attivarci, Canada strategico

Pomodoro San Marzano escluso dal Ceta, la rabbia del Consorzio
Il Ceta – l'accordo commerciale tra Unione Europea e Canada – si dimentica del pomodoro San Marzano. Tra i 143 prodotti tipici europei inseriti nell'accordo, e che il Canada ha accettato di proteggere, non c'è il celebre pomodoro campano.

La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno per il Consorzio del Pomodoro San Marzano Dop. Venerdì è stata convocata una riunione d'urgenza alla Regione Campania, mentre oggi – come ha spiegato a Italiafruit News il presidente Tommaso Romano – si terrà un consiglio straordinario e mercoledì l'assemblea del Consorzio. “Affronteremo questo problema, che ci è noto solo da pochi giorni”, dichiara Romano. “Il nostro è un consorzio di un'importanza strategica unica, abbiamo un prodotto trasformato dal grande potenziale di esportazione. L'80% del nostro prodotto, tra l'altro, è esportato proprio in Nord America, per noi un'area strategica”.

Tra i prodotti ortofrutticoli a marchio compresi nel Ceta ci sono l'arancia rossa di Sicilia, il cappero di Pantelleria, il kiwi di Latina, la lenticchia di Castelluccio di Norcia, la mela dell'Alto Adige, Sudtiroler Apfel, la pesca e nettarina di Romagna, il pomodoro di Pachino e il radicchio rosso di Treviso.



Il pomodoro San Marzano non viene menzionato. “In Nord America scontiamo un grosso problema, quello della contraffazione – prosegue il presidente del Consorzio – il nostro compito, oltre che di valorizzare, è anche quello di tutelare il prodotto. Ecco perché sarebbe stato importante essere tra i prodotti a marchio contemplati nel Ceta. Ammetto che per questa faccenda c'è un certo fermento e malumore, anche perché consorzi molto più piccoli del nostro sono stati ricompresi”.

Il Consorzio del pomodoro San Marzano tra il 2005 e il 2016 è passato da una produzione di 7.500 a 11.600 tonnellate. “Siamo 33 aziende, 19 di trasformazione e 14 di produzione – conclude Romano – ma il nostro potenziale di crescita è enorme: possiamo svilupparci su 41 Comuni delle province di Napoli e Salerno, più uno di Avellino”.

Anche le produzioni Dop e Igp pugliesi non rientrano fra quelle riconosciute dal Ceta. E la Cia non ci sta. “L'apertura di nuovi mercati -  dichiara il presidente dell'associazione pugliese, Raffaele Carrabba - costituisce una priorità imprescindibile per l'agroalimentare italiano. Per questo il Ceta rappresenta una risorsa e un'opportunità importante per il sistema agroalimentare Made in italy,  e non possiamo di conseguenza non evidenziare come le eccellenze pugliesi che si fregiano di marchi e denominazioni di qualità e che ci vengono invidiate a livello internazionale siano escluse dalla lista di tali prodotti". 

"Il mercato del Canada - conclude Carrabba - rappresenta una opportunità importante in particolare per il comparto lattiero-caseario, oleario, vitivinicolo e ortofrutticolo. Non si può accettare che nostri prodotti garantiti da elevatissimi standard di produzione in termini di qualità e sicurezza alimentare, siano stati esclusi dalla lista. Chiediamo, dunque, al Parlamento italiano, che dovrà esprimersi a riguardo, che anche le eccellenze pugliesi possano entrare a far parte della liste riconosciuta dal Ceta".

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