Pomodoro da industria, botta e risposta Tonello-Rabboni

Pomodoro da industria, botta e risposta Tonello-Rabboni
Botta e risposta, ieri, tra Mauro Tonellopresidente di Coldiretti Emilia-Romagna, e Tiberio Rabbonipresidente dell’Organizzazione interprofessionale del Pomodoro da industria del Nord Italia, in merito alla trattativa per la determinazione dell’accordo quadro della campagna del pomodoro 2017.

"Accordo fuori da ogni scadenza utile per programmare efficacemente le semine della campagna 2017" ha denunciato Coldiretti dopo che lunedì scorso a Parma l’incontro tra i rappresentanti dei produttori e quelli dell’industria si è concluso con un nulla di fatto.
“È scandaloso che si arrivi ancora così avanti nella definizione dell’accordo del pomodoro – ha detto Tonello – è già tardi per ordinare le piantine e quindi anche quest’anno diventa impossibile qualsiasi programmazione. È vero che ci sono questioni serie a causa dei problemi di alcune industrie, ma questo non giustifica tutti i ritardi nella contrattualistica: diventa un paravento dietro cui nascondersi, ed è deleterio per tutto il settore”.

I ritardi della definizione dell’accordo – ha sottolineato Coldiretti Emilia Romagna – mettono in difficoltà i produttori proprio all’indomani della divulgazione dei dati Istat relativi al commercio estero da Paesi extracomunitari, da cui risulta che nel 2016 sono aumentate del 43% le importazioni dalla Cina di concentrato di pomodoro un prodotto che, non avendo l’obbligo di indicazione in etichetta può agevolmente essere spacciato come Made in Italy sui mercati nazionali ed esteri. Ma la mancanza di programmazione nel distretto del pomodoro del Nord Italia - che, con 2,7 milioni di tonnellate di cui 2 milioni nella sola Emilia Romagna, rappresenta più di un terzo della produzione nazionale - mette in difficoltà tutto il settore nazionale.

“L’attuale sistema di contrattazione – ha aggiunto Tonello – sta dimostrando tutte le sue debolezze. Infatti, fin dalla nascita dello strumento dell’Organismo interprofessionale non si è riusciti più a stringere contratti in tempi adeguati. Così saltano tutti i meccanismi che dovrebbero consentire l’equilibrio tra domanda e offerta e, quindi, diventa incontrollabile la possibilità di un accordo efficace. Con l’allungamento dei tempi si finisce con il ridursi a chiudere all’ultimo momento, in poche ore, con accordi inadeguati. Per il 2017, l’unico fatto positivo è che si sia sancito, mi auguro definitivamente, che ogni organizzazione di prodotto paghi i propri splafonamenti e che, quindi, non debbano pagare tutti anche se a splafonare sarà un solo soggetto. Come Coldiretti stiamo interpellando tutte le organizzazioni dei produttori per sensibilizzarle sulla necessità di arrivare a un accordo in tempi più consoni alle necessità delle imprese agricole. Per il resto è da rivedere radicalmente questo sistema di contrattazione: è fondamentale che l’Oi si interroghi seriamente se non è il caso di trasformarsi al più presto in un vero distretto".

Non si è fatta attendere la replica di Rabboni che ha spiegato: "Il contratto quadro su quantità e prezzo del pomodoro 2017 è negoziato e sottoscritto, come sempre, esclusivamente dalle organizzazioni dei produttori e dalle rappresentanze dei trasformatori. L'Organizzazione interprofessionale del Nord Italia non c'entra assolutamente nulla con tutto questo, come ben sanno coloro che conoscono le norme europee e italiane in materia. L'Ue vieta tassativamente alle Oi di occuparsi di contratti e di prezzi. I suoi compiti sono altri. Quindi, non si imputi all'Oi quel che all'Oi non si può imputare. I ritardi nella sottoscrizione del Contratto quadro ci sono, ma dipendono dalle distanze negoziali tra produttori di pomodoro e trasformatori, che mi auguro si risolvano quanto prima, e dalle incertezze su superfici e quantitativi determinate dalla crisi finanziaria delle aziende Copador e Ferrara Food”. (rq)