Pomodoro, non c'è accordo tra Coldiretti e Oi

Pomodoro, non c'è accordo tra Coldiretti e Oi
Ieri, mentre le parti trattavano per raggiungere l'accordo quadro della campagna del pomodoro 2017, dopo il botta e risposta di martedì, Coldiretti e Organizzazione interprofessionale (Oi) hanno continuato la discussione sui rispettivi ruoli. Di rappresentanza sindacale la prima, di mediazione nel rapporto tra le parti, la seconda. In particolare, il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello, ha ribattuto al presidente dell’Oi del pomodoro del Nord Italia, Tiberio Rabboni: "Siamo alle solite, il presidente dell'Oi del pomodoro pensa a difendersi senza che nessuno lo attacchi, ma evidentemente la sua organizzazione è preoccupata anche solo che si parli di Oi e si nasconde dietro le regole comunitarie per sentirsi in pace con il mondo”. 

“Credo che, quando ci si mette a disposizione per rappresentare qualcosa e qualcuno – ha scritto Tonello – bisognerebbe prima verificare se c’è amore per ciò che si rappresenta o no. Chi ha amore per ciò che fa tutti i giorni, cerca di operare affinché tutto migliori, certo restando dentro alle regole, ma a volte scegliendo anche di viaggiare pericolosamente sul filo del rasoio. Se non si è innamorati di ciò di cui ci si dovrebbe prendere cura, rimangono solo le fredde regole. Noi – ha aggiunto Tonello – non abbiamo chiesto di violare nessuna regola, ma sosteniamo che l’Oi, così com’è, non dia le risposte che servirebbero al settore, mentre un vero distretto potenzialmente potrebbe dare di più”.

“Non vogliamo sottrarci alle regole –  ha continuato Tonello – perciò vogliamo far notare che i contratti dovrebbero essere conclusi di norma entro il 31 gennaio, come si legge sul sito delle norme condivise, eppure oggi siamo in marzo e siamo ben lungi dal concludere qualcosa. C’è ancora qualcuno che ha il coraggio di parlare di programmazione? All'articolo 3 dello statuto dell’Organizzazione interprofessionale – ha sottolineato Tonello – si parla di elaborare e definire i contratti tipo... Se questi non arrivano, possiamo forse anche appellarci alle famose regole condivise e non guardare le regole solo quando fanno comodo. E ancora: ci si nasconde dietro al fatto della privacy per fornire solo i dati aggregati delle contrattazioni che servono a ben poco: se si vuole la vera trasparenza e fare reale programmazione, si firmi tutti una liberatoria per renderli pubblici”.

Infine, il presidente di Coldiretti Emilia Romagna ha affrontato il problema delle importazioni. “Su qualche giornale leggo la posizione di Anicav (Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali) secondo cui non esiste il problema importazioni perché rappresentano l'1,5% della produzione nazionale. Bene, l'Oi faccia trasparenza e inizi a dire che in realtà le importazioni rappresentano il 23% del pomodoro italiano e non 1,5% come risulta dalle tabelle qui sotto da cui si evince un crescita esponenziale dell’import: vogliamo chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati?. Vogliamo che i produttori smettano di coltivare pomodoro? Ai prezzi cui vorrebbero portare il pomodoro italiano servirebbero 80 tonnellate per ettaro per coprire i costi, mentre oggi la produzione media è di 67. Possibile – ha concluso Tonello – che un settore per cui siamo famosi nel mondo possa continuare a reggere senza una vera valorizzazione del prodotto, settore in cui vi sono praterie da conquistare?”.