Patate, sullo scaffale è un calvario

Filippini (Assopa) punta il dito sulle presentazioni sempre meno curate

Patate, sullo scaffale è un calvario
Delle due l’una: o Michele Filippini, presidente di Assopa, è molto attento, oppure – in fatto di patate – ne accade una dopo l’altra. E’ di qualche settimana fa, infatti, la sua segnalazione sull’utilizzo di patate francesi come Made in Italy (vedi articolo su Italiafrut News) e ora, suo malgrado, è testimone di un’altra “brutta abitudine”.

“Venerdì scorso spingendo il carrello della spesa in un piccolo supermercato della provincia di Bologna – racconta Filippini - sono incappato in un bins di patate Selenella davvero sorprendente (vedi foto). E’ stato solo l’inizio di un pomeriggio diventato quasi una… via crucis”.

“Un prodotto di qualità come Selenella gestito con assoluta approssimazione e superficialità dagli addetti del punto vendita – spiega il presidente di Assopa, uno dei principali soci del Consorzio patate italiane di qualità, che detiene il marchio Selenella - Nel cartello si legge Categoria II, ma nel campionamento del nostro Consorzio non esiste la categoria seconda! Viene il dubbio che i punti vendita usino l'espediente della seconda per ridurre il rischio di controlli e contestazioni sulla qualità del prodotto”.

“Ma non finisce qui. Leggo anche Calibro Nc, mentre i calibri del prodotto Selenella sono controllati dal Consorzio e sono ben definiti dal Disciplinare di produzione (45/75 mm, ndr) e, ancora, trovo scritto minisacco da chilo, che invece non esiste nel novero delle confezioni offerte dal Consorzio patate italiane di qualità. Come se non bastasse, la scritta €/kg è stata cancellata a penna. Un modo sicuro per disorientare il consumatore”.
Per finire, Filippini cita anche la scritta “Tutto il sacco kg 2,5 circa”. “Quel circa è una ferita mortale - osserva - A parte il fatto che il peso esatto è indicato nel sacchetto, i confezionatori aderenti al Consorzio hanno investito centinaia di migliaia di euro in pesatrici capaci di insacchettare la giusta quantità di prodotto in ogni confezione, prevedendo anche il calo peso in fase di commercializzazione e, in generale, inserendo più prodotto del peso dichiarato in etichetta”.

“Quindi senza risultare blasfemi, una tale esposizione è proprio la via crucis delle patate. Sono combattuto – aggiunge il presidente - tra la tentazione di denunciare queste irregolarità e la speranza di riuscire a fare adottare agli operatori al dettaglio le migliori misure per valorizzare il nostro prodotto. Insieme a produttori, cooperative e commercianti di patate della provincia di Bologna, la nostra Associazione persegue l’la valorizzazione della produzione pataticola bolognese. Siamo convinti che fornire un prodotto che risponda al meglio alle esigenze del consumatore significhi avere cura dell’intera filiera: una ricerca dell’eccellenza che parte dalla tutela del territorio e arriva sulla tavola degli italiani”.

E, in effetti, il Consorzio patate italiane di qualità ha scelto fin da principio di adottare rigorosi sistemi di certificazione: dalla rintracciabilità di filiera con cui si identifica la patata dalla fase di raccolta, fino al confezionamento e alla certificazione di prodotto con cui si garantisce lo standard qualitativo. Secondo le stringenti specifiche del Disciplinare che prevede l’adozione di tecniche di produzione integrata rivolte alla tutela dell’ambiente e della salute riducendo al minimo l’utilizzo di fertilizzanti e antiparassitari.
“Così - prosegue Filippini - Selenella ha ottenuto il marchio Qc Qualità controllata della Regione Emilia-Romagna che disciplina e verifica l’intero processo, dalla coltivazione al post-raccolta, con rigidi controlli Tanto lavoro viene però troppo spesso sprecato dall'incuria di un punto vendita e cartelli improvvisati, sbagliati e distorti come quello in cui sono incappato, sono vere e proprie corone di spine. In questa maniera si danneggiano non solo gli agricoltori e i confezionatori, ma anche tutti i dettaglianti che svolgono seriamente il loro lavoro, dando il giusto spazio al prodotto e corrette informazioni al proprio cliente”.

“Insomma – conclude Filippini - credenti o no, i pataticoltori emiliano-romagnoli sanno essere attenti e professionali cultori del loro prodotto e lavorano duramente ogni giorno per farlo distinguere sulle tavole degli italiani. Non è il miracolo pasquale, ma anche loro ogni anno fanno risorgere dalla terra un piccolo prodigio”.

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