Imballaggio attivo Bestack, test con Apofruit e Dimar

Due mesi di sperimentazione sulle fragole Candonga. Ecco i risultati

Imballaggio attivo Bestack, test con Apofruit e Dimar
Bestack, il consorzio non profit dei produttori italiani di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta, ha presentato ieri a Macfrut i risultati di una nuova ricerca sull'imballaggio attivo, svoltasi nei mesi di marzo e aprile con le fragole Sabrosa/Candonga della Basilicata. Il progetto, che ha visto come partner Apofruit Italia, è partito il 13 marzo nello stabilimento di Scanzano Jonico, dove la cooperativa ha sperimentato gli imballaggi attivi per una parte del confezionamento delle fragole commercializzate con il brand Solarelli.

Dal Metapontino, il prodotto, confezionato in imballaggio attivo, cartone tradizionale e cassette di plastica tradizionali, è stato poi spedito nella piattaforma Apofruit di Cesena, in Romagna. Qui sono state effettuate analisi visive comparative sui prodotti confezionati nelle differenti confezioni in due condizioni di temperatura: a 17 gradi, parametro standard in cui vengono effettuati dalle catene dei supermercati i test di qualità, e a 21 gradi, la temperatura considerata dal Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari di Cesena (Università di Bologna), che ha analizzato quasi 600 chilogrammi di fragole su oltre 20 tonnellate di prodotto impiegato per il test. Per un totale di 3.600 controlli su 1.200 cestini.

L'analisi ha permesso innanzitutto di evidenziare i benefici in termini di minore scarto dell'imballaggio attivo: la percentuale di scarto è risultata inferiore rispetto al prodotto confezionato in altre tipologie di imballaggio dell'8-18%, sia a 48, 72 che a 96 ore dopo il confezionamento, secondo le elaborazioni dell'Università di Bologna. "La percentuale è in costante aumento con il progredire della stagione e con l'innalzamento delle temperature, tanto da arrivare a differenziali di scarto superiori a fine aprile ad oltre il 20%", ha dichiarato Rosalba Lanciotti, professoressa responsabile degli studi universitari. Maggiori sono infatti le conduzioni di stress del prodotto (alte temperature e umidità), maggiore è l'evidenza del beneficio dell'imballaggio attivo".

Questo trend è confermato anche dall'ufficio qualità di Apofruit, che ha misurato i benefici dell'imballaggio attivo secondo gli standard interni. Il vantaggio anche in questo caso è significativo, seppur con percentuali inferiori: le riduzioni di scarto nei due mesi oscillano tra il 3% e il 8%. "È interesse del nostro Gruppo porre la massima attenzione alle innovazioni che consentono di qualificare meglio l'offerta produttiva, specie se utili a combattere la deperibilità dei prodotti stessi - ha sottolineato Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit - Al contempo riteniamo fondamentale comprendere le potenzialità di queste innovazioni applicate ai casi reali, dal produttore al consumatore. Sulla base di queste premesse abbiamo partecipato al primo caso di verifica sul campo dell'imballaggio attivo, mettendo anche a disposizione il nostro ufficio qualità. Dalle nostre analisi è emerso che, anche in relazione a condizioni di temperatura inferiori rispetto a quelle dell'Università, questo packaging consente di ridurre lo spreco rispetto ad altri imballaggi tradizionali, dal 3 all'8%. Ci troviamo di fronte all'opportunità di poterci differenziare da ciò che ancora non c'è, anche perché altri Paesi esteri non hanno questa innovazione. Per questo continueremo a lavorarci".

I prodotti su cui Apofruit potrebbe realizzare ulteriori sperimentazioni sono le ciliegie e i piccoli frutti.



"L'obiettivo di questo test con le fragole era anche quantificare i potenziali benefici commerciali con l'utilizzo dell'imballaggio attivo, dal produttore al consumatore - ha detto Claudio Dall'Agata, direttore di Bestack - Oltre al risultato intrinseco, ci si è quindi focalizzati sul rilevamento del percepito finale. Così alla fine di marzo è stato coinvolto Dimar, gruppo distributivo del Nord-Ovest che, la settimana prima di Pasqua, ha impostato un test di gradimento sui consumatori, per quantificare a casa la loro preferenza per le fragole confezionate in imballaggio attivo rispetto a quelle in packaging in cartone tradizionale".

Dall'esperienza del consumatore sono emersi dati particolarmente interessanti per la filiera ortofrutticola. Nei sei punti vendita coinvolti - tre con fragole confezionate in imballaggio attivo e tre con fragole nel cartone tradizionale - sono stati intervistati 400 consumatori. Le interviste, realizzate da Agroter, hanno messo in evidenza due dati importanti: le fragole in cartone ondulato attivo si conservano meglio rispetto a quelle confezionate in cartone tradizionale. Inoltre il prodotto risulta più apprezzato.

"Gli intervistati - ha spiegato Roberto Della Casa, managing director di Agroter - che hanno consumato il prodotto confezionato in imballaggio attivo rivelano che il prodotto ha più tempo per essere consumato rispetto al prodotto confezionato in imballaggio tradizionale. Si riduce del 3% circa la percentuale di scarto domestico e c'è la possibilità di dilazionare il consumo nel tempo. Se a questo poi si aggiunge la riduzione degli sfridi a negozio, che attualmente stiamo ancora misurando, possiamo parlare di riduzioni di scarto, a metà campagna fragole e con tutto il periodo caldo ancora da venire, che già superano il 5%". Tutto questo grazie alla migliore facilità di conservazione del prodotto confezionato in imballaggio attivo, che dà maggiori vantaggi anche in esportazione. "La shelf life delle fragole in packaging attivo conservate in frigorifero risulta superiore del 13%. Il beneficio è ancora più evidente per il prodotto conservato a temperatura ambiente: in questo caso la percentuale sale al 19%", ha aggiunto Della Casa.

Sulla base di questi dati, gli intervistati che hanno comprato fragole in imballaggio attivo si sono detti totalmente soddisfatti del prodotto acquistato, per una percentuale di gradimento superiore dell'8% rispetto al campione che ha comprato fragole in imballaggio tradizionale. "In sostanza - ha evidenziato Dall'Agata - nei tre livelli della filiera si confermano benefici significativi, che consentono di qualificare meglio l'offerta ortofrutticola. Lo sviluppo di componenti di servizio degli imballaggi a supporto del prodotto contenuto è un elemento di creazione di valore, che l'indotto deve sviluppare, la produzione deve difendere e la distribuzione condividere. Se così sarà, anche il consumatore avrà l'opportunità di riconoscere i vantaggi del nostro progetto, sia in termini economici che di sostenibilità, potendo mangiare prodotto conservato meglio e contribuendo alla lotta allo spreco alimentare".

"L'esperienza proposta è certamente un ottimo esempio di come la ricerca e l'innovazione possano essere la chiave di volta per migliorare la competitività del nostro sistema produttivo in generale e ortofrutticolo in particolare, che grazie alla capacità di allungare la shelf life dei prodotti e alla conseguente riduzione degli scarti, favorisce le possibilità di conservazione assumendo un ruolo decisivo per poter corrispondere alle esigenze logistiche e distributive e, in ultimo, alle aspettative del consumatore", il commento dell'assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna Simona Caselli. L'incontro è stato moderato da Cristina Lazzati, direttore di Mark Up e Gdo Week.

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