Imperia, ortaggi a chilometro zero dai rifugiati

Imperia, ortaggi a chilometro zero dai rifugiati
Si chiama Ortinsieme ed è il progetto che hanno pensato e reso attuabile la cooperativa Jobel (che gestisce vari centri che ospitano migranti) e l’associazione spontanea "Cittadinanza attiva" nata da un’idea di Mauro Manuello. In un podere di circa mille metri quadrati, in via Anna Frank, nella zona sopra Caramagnetta, a Imperia, sono già al lavoro i 18 refugees di origini africane - ragazzi e uomini dai 18 ai 31 anni di Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Nigeria, tutti con storie drammatiche alle spalle - che hanno ripulito dalle erbacce la terra e ora sono in attesa del trattore per il dissodamento. Poi comincerà la produzione di ortaggi a chilometro zero sotto la supervisione dello stesso Manuello, ex gestore di agriturismo. Pomodori, trombette, fagiolini eccetera saranno rigorosamente bio. Verranno allevate le galline.  

In via Anna Frank è già arrivato un camion di letame. Servirà da concime. Presto i refugees potranno autosostentarsi. "Con l’agricoltura avranno modo di avvicinarsi di più alla nostra cultura e noi alla loro. La conoscenza reciproca ci permetterà di vincere indifferenza e timori", dice Manuello. Le sue parole sono accompagnate dal largo sorriso di Doukurè Karamoko, 26 anni, della Costa d’Avorio e da Francis Omoiguì, 37, nigeriana. Sono già inseriti nella cooperativa come tutor per i connazionali. Francis per venire in Italia ha fatto a piedi tutto il percorso dalla Nigeria fino alla Libia, poi ha pagato 700 euro per poter sbarcare in Sicilia. Ha rischiato la vita per scappare da violenza e miseria.  

Fonte: La Stampa