Consumi, il futuro a portata di mano

A Firenze la filiera a confronto attraverso il televoto su tecnologie, ricerca e innovazione

Consumi, il futuro a portata di mano
Modelli predittivi, uso di tecnologie digitali avanzate in campo e in serra (droni, satelliti e sensori solo per citarne alcuni), robotizzazione nei magazzini, selezionatori ottici, fino alle unità di coltivazione nei negozi, l’agricoltura del futuro è alle porte.
Ma il consumatore finale sa di avere a che fare con una filiera moderna e al passo con i tempi? Prima di presentare i dati raccolti dal Monitor Ortofrutta di Agroter, mercoledì scorso a Firenze abbiamo chiesto cosa ne pensasse la filiera riunita all’evento di presentazione di ThinkFresh “Dentro il futuro”.

Per la metà dei partecipanti al questionario tramite televoto lo scenario più plausibile è che tutti avranno il proprio orto in cui coltivare alcuni prodotti, mentre gli altri saranno garantiti da un’agricoltura sempre più tecnologica. Per il 28% poi, ogni supermercato avrà al suo interno serre nelle quali produrrà ortaggi, mentre per il 18% aumenteranno gli orti urbani. Solo il 4% ritiene plausibile che le famiglie produrranno da sé in proprie serre casalinghe quanto necessario.



Secondo quanto raccolto dal Monitor di Agroter, invece, nei prossimi 20 anni i consumatori prevedono uno sviluppo significativo degli orti urbani (81%) e, a seguire, la coltivazione di frutta e verdura sui tetti dei palazzi (76%) e l’utilizzo da parte delle famiglie delle tecnologie più avanzate per produrre autonomamente il proprio fabbisogno di frutta e verdura (74%). Alta (70%) anche l’accettazione dello scenario nel quale siano i supermercati a vendere quanto producono direttamente in loco, come la possibilità di alimentarsi sia con la propria produzione casalinga, sia con l’ortofrutta di un’agricoltura sempre più tecnologica (67%).



In seconda battuta, agli operatori abbiamo chiesto quale aspetto dei packaging secondari dovrebbe essere prioritario nella gestione di frutta e verdura lungo la filiera. Se il 48% ha indicato tracciabilità e rintracciabilità per prevenire rischi alimentari, il 37% cerca la sostenibilità intesa come rispetto dell’ambiente e l’8% la certificazione per migliorare la sicurezza degli alimenti e ridurre le contaminazioni. Distanziati i costi (per ridurre l’impatto sul prezzo del prodotto) e la protezione del prodotto dai danneggiamenti chimici e meccanici, entrambi al 3%.


 
Per quanto riguarda le rilevazioni del Monitor Ortofrutta, i consumatori ritengono prioritarie, in valori molto vicini, tracciabilità e rintracciabilità (23%), certificazione (22%) e protezione (21%). Seguono sostenibilità (19%) e bassi costi (15%).

Tutto ha inizio dal “seme”
Il settore non è innovativo solo da un punto di vista di strumentazioni e strutture produttive, ma anche in termini di innovazione varietale. Quale dovrebbe essere, quindi, la priorità per la ricerca su frutta e verdura nel prossimo futuro?
Secondo gli operatori della filiera, interpellati a Firenze, la selezione dovrebbe riguardare innanzitutto il miglioramento del gusto e del valore nutrizionale (65%), poi la maggiore resistenza alle malattie. Distanziate, le risposte relative al “lasciare che la natura faccia il suo corso” o all’incremento delle rese che comporterebbe un abbassamento dei prezzi.



"In questo contesto - ha dichiarato Andrea Luca Launeck, vegetable business unit manager di Syngenta e portavoce del Gruppo Orto wic di Assosementi - le aziende sementiere sono un partner chiave e rivestono un ruolo fondamentale alla base della filiera alimentare, grazie ai costanti investimenti in Ricerca & Sviluppo, volti a introdurre sul mercato varietà non solo buone, ma sane e in linea con le moderne tendenze di consumo. Le aziende dedicano ingenti investimenti ai programmi di breeding e all'innovazione genetica introducendo ogni anno sul mercato varietà con migliorate caratteristiche organolettiche e adeguate resistenze. Ma non solo. Importanti investimenti anche nella ricerca tecnologica permettono di sviluppare e proporre all'imprenditore agricolo innovative soluzioni di coltivazione, efficaci e rispettose dell'ambiente e delle risorse".



Per gli intervistati dal Monitor Ortofrutta gli Organismi geneticamente modificati (Ogm) restano i grandi sconfitti, visto che sono stati scelti solo dal 5% dei consumatori. Ma è indicativo come il 33% degli intervistati indichi come più opportuna la ricerca mirata alla resistenza delle piante per un conseguente minore uso di trattamenti chimici. La maggiore preoccupazione per il futuro riguarda cioè l’utilizzo indiscriminato della chimica.



Immediatamente dopo, con il 22%, la risposta che prende in considerazione la ricerca finalizzata al miglioramento del sapore e dei livelli nutrizionali, mentre il 16% degli intervistati ha scelto l’opzione della ricerca finalizzata all’aumento delle rese produttive.
Poi, c’è anche chi preferirebbe ritornare all’utilizzo delle vecchie cultivar (14%) e chi vorrebbe lasciar fare alla natura, sperando nella selezione di piante adatte ai loro bisogni (10%).

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