Il Ceta della discordia

Oggi Coldiretti in piazza a Roma. Cia: favorevoli. Radicchi veneti, tutelato solo il «Treviso»

Il Ceta della discordia
Il Ceta della discordia. Dopo aver ottenuto l’approvazione all’unanimità in sede europea, l'accordo di libero scambio Ue-Canada passa anche dal Parlamento italiano, dove è in corso la discussione per la ratifica del trattato. E nel mondo agricolo (e ortofrutticolo) le posizioni sono discordanti: contraria la Coldiretti che oggi manifesterà insieme a numerose altre associazioni in Piazza Montecitorio (cliccare qui per leggere) e sostiene come “per la prima volta nella storia dell’Unione Europa si accorda a livello internazionale esplicitamente il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti più tipici”; favorevole invece il coordinamento Agrinsieme. Per la Cia-Agricoltori Italiani, che fa parte dell’“alleanza”, l’accordo rappresenta un'opportunità per il sistema agroalimentare Made in Italy; l’associazione lo ha ribadito anche nel corso dell'audizione informale nell'ambito dell'esame del disegno di legge numero 2849 (inerente la ratifica accordi Ue-Canada di partenariato strategico economico e commerciale alla Commissione Affari esteri del Senato).
 
Per la Cia l’inclusione nel capitolo relativo alla proprietà intellettuale del riconoscimento di una lista di indicazioni geografiche, ancorché limitata (41 prodotti Dop/Igp italiani su 219 denominazioni), rappresenta un principio innovativo rispetto all'approccio tradizionale del mercato internazionale, che potrà "garantire standard di tutela delle produzioni di qualità maggiori rispetto allo status attuale".

Tra i pregi citati dall’organizzazione la modifica del sistema giudiziario nella risoluzione delle controversie per la protezione degli investimenti. Inoltre, conclude la Cia, il patto conferma ed enfatizza il principio di liberalizzazione del commercio internazionale mediante l'eliminazione reciproca dei dazi doganali su quasi tutte le merci e acquisisce un ulteriore valore in un momento nel quale  si registrano sempre più azioni volte a enfatizzare politiche commerciali di stampo protezionistico 

Intanto il Consorzio di tutela del radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp manifesta soddisfazione per il riconoscimento tra i prodotti tipici a marchio europeo del Rosso trevigiano, rientrante tra i 41 “gioielli” del Made in Italy “ammessi”. Ma c’è anche preoccupazione, nelle parole del presidente Paolo Manzan: “Esprimiamo orgoglio per questo riconoscimento che premia il lavoro di un ventennio per la tutela e promozione internazionale di questo prodotto, tanto più che  il mercato nordamericano è per noi tra i più insidiosi per la presenza di numerose e maldestre imitazioni che si presentano con il nome “Treviso” ed esprimono un enorme volume di affari ai danni dei nostri piccoli produttori; non possiamo però che dirci preoccupati per il comparto dei radicchi del Veneto a causa dell’esclusione della denominazione Radicchio Variegato di Castelfranco Igp ma anche del Rosso di Chioggia e Verona”. 

“In questi anni - conclude Manzan - il nostro Consorzio ha fatto lavoro di squadra per rappresentare l’intero comparto regionale a livello internazionale. Ci affianchiamo quindi alla battaglia comune per la salvaguardia non solo del nome, ma della qualità e della storia territoriale che dietro quel nome si custodisce”.

Gli altri prodotti ortofrutticolo che rientrano nell'accordo sono arancia Rossa di Sicilia, cappero di Pantelleria, kiwi di Latina, lenticchia di Castelluccio di Norcia, mele dell'Alto Adige, pesca e nettarina di Romagna, pomodoro di Pachino. 

Contro il trattato si sono espressi ieri anche la Giunta regionale delle Marche e alcuni Comuni veneti.

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