Crisi frutta estiva, la verità sta in mezzo

Tra chi parla di speculazioni e chi di disorganizzazione del mondo produttivo

Crisi frutta estiva, la verità sta in mezzo
Con pesche e nettarine pagate agli agricoltori tra 0,15 e 0,25 euro il chilo, susine non oltre gli 0,25 e altre specie sotto costo (vedi le angurie a 0,07-0,10 euro il chilo) la crisi della frutta estiva è stata la protagonista anche di questa campagna 2017.
L’aggravante sta nel fatto che simili prezzi non abbiano trovato riscontro lungo la catena distributiva, visto che il consumatore ha continuato a pagare la frutta fino a dieci volte tanto.

Il crollo dei prezzi per albicocche e pesche è arrivato quasi subito, a inizio campagna, e solo in parte può essere attribuito al surplus di offerta dovuto al caldo che ha fatto maturare la frutta quasi in contemporanea in molti areali produttivi europei. Ora, ad agosto inoltrato, “siamo al punto di partenza. È chiaro - dice Dino Scanavino, presidente di Cia Agricoltori Italiani - che ci sono manovre speculative”. E, in effetti, non si possono incolpare l'embargo russo e i Paesi competitor come la Turchia per i trend di mercato con quotazioni che si avvicinano ai minimi storici.

Niente di nuovo sotto il sole, purtroppo. Dietro ci sono i soliti problemi: mancanza di organizzazione, aggregazione (che fa la forza) e programmazione delle produzioni frutticole, mentre la grande distribuzione organizzata fa (ovviamente) i propri interessi.
Sul fronte dell’export le cose non vanno certo meglio: sia nei nostri antichi "feudi" europei che “nell’universo mondo”, la concorrenza diretta ci surclassa, Spagna in primis. Non è solo una questione di fare sistema e adottare strategie commerciali condivise, perché le nostre aziende sono penalizzate anche da costi di manodopera, energetici e di logistica decisamente non competitivi.

In occasione dell’assemblea di Italia Ortofrutta, lo scorso giugno a Roma il viceministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero, ha annunciato la nascita di una Strategia nazionale per l’ortofrutta (vedi notizia su Italiafruit News) e un paio di settimane fa il Mipaaf ha fatto sapere che a settembre emanerà il decreto per la costituzione del Tavolo ortofrutticolo nazionale.

Rimedi tardivi? Probabilmente sì, mentre noi ancora dobbiamo definire e pianificare le azioni a livello politico, gli altri Paesi si accomodano sugli scaffali della grande distribuzione internazionale. E difficilmente si stringeranno per lasciarci spazio. Ma l’unione di intenti (tra Unioni nazionali, Alleanza delle Cooperative agroalimentari, Fruitimprese e Mipaaf) va – finalmente e comunque – sottolineata. Arrivasse anche il “la” della grande distribuzione organizzata si potrebbero fare i conti con l’oste.

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