Ritiri Ue: l'Italia insegue

I commenti di Vernocchi (Alleanza Coop), Caselli (Areflh), Minguzzi (Fruitimprese)

Ritiri Ue: l'Italia insegue
I nuovi ritiri dal mercato di pesche e nettarine stabiliti dalla Commissione Europea (vedi notizia di Italiafruit News) lasciano l’Italia (con 4.760 tonnellate aggiuntive) in posizione sfavorita rispetto a Spagna (19.550 ton) e Grecia (10.710 ton). E gli operatori italiani ne sono consapevoli.

“Il ritiro dal mercato di ulteriori 35.000mila tonnellate di pesche nei Paesi produttori deciso dalla Commissione Ue, dietro il pressing del nostro ministero e della Spagna, è una misura che potrebbe risollevare un po’ il mercato della frutta estiva, anche se naturalmente non può essere accolta come un’azione risolutiva”. Così Davide Vernocchi, coordinatore del settore ortofrutticolo dell’Alleanza cooperative agroalimentari, commenta la decisione della Commissione Europea.

“Quella della frutta estiva ormai non può più in alcun modo essere considerata una crisi contingente”, prosegue Vernocchi. “Ci sono problemi strutturali che devono essere affrontati allargando lo sguardo a ciò che fanno gli altri principali produttori europei, come Spagna e Grecia”.

“Molti non sanno – prosegue Vernocchi - che la Spagna negli ultimi anni ha aumentato considerevolmente la coltivazione e che quest’anno ha immesso sul mercato europeo oltre 500mila tonnellate di sole pesche piatte. Si tratta di quantitativi che potremmo definire come minimo irrazionali e tutto ciò mentre in Italia, ma anche a livello europeo, non esiste neppure un catasto che censisca con attendibilità e precisione gli ettari investiti di pesche, considerata la non trascurabile parte di produzione che è fuori dalle Organizzazioni di produttori - non solo nel nostro Paese - e le sensibili differenze che si registrano nei costi di produzione tra Paesi”.

“Il surplus di prodotto che arriva da più parti e il frequente sovrapporsi dei calendari produttivi, così come l’accentuarsi di gravi anomalie climatiche creano effetti negativi sulla tenuta dei prezzi e rendono ormai indispensabile che si cominci ad affrontare la questione dei contingenti produttivi a livello di frutteto europeo. "Ciò non vuol dire però – osserva Vernocchi - che sul piano interno non ci sia ancora molto da fare per provare a risolvere i problemi anche se i nostri produttori già da tempo sono impegnati nella riconversione e programmazione delle produzioni. Bene ha fatto il Mipaaf a istituire un Tavolo nazionale, che sarà convocato a settembre, per affrontare in maniera unitaria e in un’ottica di strategia nazionale tutti i principali problemi dell’ortofrutta. Chiediamo però che una altrettanto urgente iniziativa di analisi e riflessione e di proposte sul futuro di questo comparto sia presa anche dalla Commissione Europea, onde evitare strategie del tutto incoerenti e incompatibili tra Paesi Ue con conseguenze drammatiche nella gestione del mercato interno comunitario”.

Simona Caselli, presidente di Areflh (l’assemblea delle regioni ortofrutticole europee) ha accolto favorevolmente la decisione della Commissione: “Un grande successo dell'iniziativa di Areflh che attraverso la mobilitazione e il coordinamento tra i diversi Paesi ha ottenuto una rapida e soddisfacente risposta della Dg Agri anche grazie al sostegno comune dei governi interessati”.

“E’ fin troppo semplice comunicare che le quantità di pesche e nettarine che ci sono state assegnate con questo ritiro straordinario è di settemila tonnellate quando alla Spagna ne sono state accordate quasi 20mila. Viene da pensare che siamo stati penalizzati”, dice Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna nonché presidente della Op Minguzzi di Alfonsine (Ravenna).
 
“La crisi del mercato delle drupacee, pesche e nettarine in particolare, è innanzitutto la conseguenza di produzioni impossibili da controllare sia in Italia, che nel resto del Sud Europa. In secondo luogo, non possiamo ignorare le quantità di prodotto magrebino (in particolare Marocco) che entrano sul mercato europeo patentate come spagnole”.

“La frutta estiva è sottoposta ogni anno a variabili climatiche e competizione commerciale tra i Paesi produttori del Mediterraneo. L’Italia, poi, deve fare i conti col continuo calo dei consumi che, assieme a quotazioni inferiori ai costi di produzione, rappresenta una miscela micidiale che mette a rischio il futuro di un comparto nel quale eravamo leader in Europa. Per pesche e nettarine – come per le albicocche - vale un solo criterio: qualità innanzitutto.  Bisogna abbandonare le varietà produttive ma di scarsa qualità e puntare invece sulle tipologie più gustose. E – conclude Minguzzi - bisogna togliere dal mercato le pezzature più piccole, specie in annate di crisi come questa”.

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