Spinacio, mappato il genoma

Si apre la strada al miglioramento genetico mirato

Spinacio, mappato il genoma
Anche lo spinacio (Spinacia oleracea) alla fine ha dovuto capitolare svelando i segreti contenuti nel suo Dna. Continua infatti la ricerca di Università e centri di ricerca di tutto il mondo per mappare il genoma delle specie agrarie maggiormente coltivate al fine di migliorarle. Ad aggiudicarsi il merito di aver mappato il genoma dello spinacio sono stati i ricercatori del Boyce Thompson Institute, un centro di ricerca statunitense nello stato di New York.

Gli studiosi, guidati da Zhangjun Fei, hanno pubblicato un articolo sulla rivista Nature communications, in cui riportano i risultati della mappatura del genoma dello spinacio. I ricercatori hanno messo a confronto il patrimonio genetico dello spinacio selvatico, originario dell'Asia centrale, con quello di 120 varietà, commerciali e non, presenti in tutto il mondo identificando le tracce dell'addomesticamento.

Nel corso dei secoli infatti l'uomo ha selezionato le caratteristiche dello spinacio che più lo interessavano, come le proprietà nutritive, la grandezza delle foglie o la loro consistenza. Ma c'è ancora moltissimo da fare, soprattutto nella difesa. Esistono infatti piante tolleranti a malattie fungine, come la peronospora. Grazie alla mappatura è oggi possibile isolare i geni responsabili di questa resistenza ed inserirli all'interno delle varietà commerciali.

Certo, ora si pongono una serie di problemi legislativi. Trasferire un gene di resistenza da una varietà selvatica ad una commerciale significa effettuare una manipolazione genetica, cosa oggi non possibile in Italia (anche se qualcosa si sta muovendo). Oltre alla resistenza alle malattie fungine sarà anche possibile ottenere piante più saporite e nutrienti, ad esempio con contenuti maggiori di acido folico, carotenoidi e ferro.

Secondo i ricercatori guidati da Zhangjun Fei ci sono ampi margini per migliorare lo spinacio che nel 2014 è stato coltivato in 60 Paesi per una produzione complessiva di 24,3 milioni di tonnellate. Il genoma delle varietà commerciali non è così diverso da quelle selvatiche, segno che ci sono ancora gli spazi per fare delle migliorie.

In colture come quella del mais le piante che oggi coltiviamo sono geneticamente molto differenti dagli antenati selvatici. Mentre per lo spinacio, che secondo i ricercatori discende dalle varietà S. turkestanica e S. tetranda, queste differenze non ci sono.

"Il sequenziamento del genoma dello spinacio presentato in questo studio fornisce una ampia quantità di informazioni preziose che possono essere utilizzate per ottenere degli spinaci con una migliore resistenza alle malattie, una resa superiore e una migliore qualità", ha affermato Zhangjun Fei, coordinatore del progetto.

Autore: Tommaso Cinquemani

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