Spinaci alla mandragola e ritiri: come assicurarsi?

Le soluzioni di Pico Adviser Group a tutela di produttori e marchi

Spinaci alla mandragola e ritiri: come assicurarsi?
Il richiamo e il ritiro dal mercato di prodotti alimentari per motivi sanitari sono pratiche sempre più diffuse in Italia. Basta pensare che dall'inizio del 2017 il Fatto Alimentare ha segnalato quasi 100 richiami da parte di fornitori e retailer nazionali: il 10% circa si è concluso con provvedimenti di revoca del Ministero della Salute.

Uno di questi casi ha fatto recentemente il giro del web e dei tg nazionali. A settembre, come si ricorderà, una famiglia milanese di quattro persone era finita all'ospedale dopo aver mangiato diverse verdure, tra cui una confezione di spinaci surgelati di Bonduelle, sui quali "pendeva" il sospetto di contenere mandragola. Ipotesi poi non confermata dalle analisi sui lotti ritirati dal commercio che, di fatto, scagionarono Bonduelle a distanza di una decina di giorni dalla contaminazione.

"Un episodio di questo tipo - spiega Bernardo Schiano, responsabile dell'ufficio tecnico assicurativo di Pico Adviser Group - genera comunque molti danni economici a carico dell'azienda produttrice e del proprio brand. Dover ritirare immediatamente dal mercato i prodotti comporta costi diretti (personale, trasporti, ecc.) per ritirare precauzionalmente i lotti sospetti dal mercato e procedere successivamente al loro smaltimento. Il produttore - prosegue Schiano - rischia poi di avere mancati ricavi, deve sostenere i cosiddetti costi di rimpiazzo, ossia quelli legati alla spedizione di prodotti sani ai retailer, e potrebbe avere la necessità di verificare e implementare i propri processi e controlli di sicurezza sui prodotti".

Ma non è tutto. "Casi di questo tipo - sottolinea ancora Schiano - potrebbero causare gravi danni all'immagine e alla reputazione del produttore che, spesso, devono essere sanati attraverso campagne pubblicitarie e di marketing rivolte a evitare pericolosi cali di fatturato".

"Infine, in caso di lesioni a persone, il fornitore colpevole è tenuto a risarcire i danni ai soggetti lesi e a sostenere i costi legali dei procedimenti penali e/o civili. Con una diagnosi di avvelenamento alimentare, infatti, l'Autorità apre immediatamente un'indagine giudiziaria; l'azienda e i suoi amministratori si trovano coinvolti in un contenzioso penale: è necessario, quindi, farsi tutelare da un avvocato sostenendone le relative spese".

"Tutti o parte di queste conseguenze - pone l'accento Schiano - sono assicurabili con polizze come la Rc Prodotti, che consente di coprire i danni diretti sui danneggiamenti alle persone, e la Tampering che, invece, può coprire le spese accessorie derivanti dal recupero dell'immagine e dalla campagna di ritiro dei lotti nei casi di intossicazione dolosa o accidentale. La condizione imprescindibile per poter valutare una soluzione ottimale è la preventiva messa in opera, da parte delle aziende, di un processo di risk management" con l'obiettivo di definire ed attuare procedure atte a gestire la "crisi".

"Viviamo in un tempo - conclude responsabile dell'ufficio tecnico assicurativo di Pico Adviser Group - in cui la copertura dei rischi è di fondamentale importanza, non solo per le multinazionali ma anche per le piccole e medie imprese alimentari. In Italia, tuttavia, la consapevolezza nei confronti della prevenzione assicurativa sui rischi da contaminazioni alimentari è molto scarsa rispetto a quella che si registra in altri Paesi europei maggiormente virtuosi come l'Inghilterra, la Francia e, soprattutto, la Germania".

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