Futurpera, riflettori su Americhe e Far East

Bilancio positivo a Ferrara Fiere. Resta da lavorare su dossier bilaterali e consumi

Futurpera, riflettori su Americhe e Far East
Le esportazioni di ortofrutta dell'Italia quest'anno sono in calo, ma quelle di pere, tra i frutti ritenuti strategici per il Made in Italy, rallentano ancora di più. Per questo l'accesso a Paesi terzi diventa sempre più una priorità. Accelerando le trattative avviate per l'apertura del mercato cinese, oltre agli scambi b2b già possibili con altri, come Brasile, India e Nord America. Questo il messaggio emerso venerdì scorso al World Pear Forum di Ferrara tra operatori, nazionali ed esteri, che si è tenuto nell'ambito di Futurpera, il Salone internazionale della Pera, organizzato da Ferrara Fiere in collaborazione con il Centro servizi ortofrutticoli-Cso Italy e l'Organizzazione interprofessionale (Oi) Pera.

In base alle ultime elaborazioni di Fruitimprese su dati Eurostat, nei primi sette mesi 2017 i volumi di pere italiane esportati sono stati pari a 50.568 tonnellate, a fronte dei 70.928 dello stesso periodo 2016, con un crollo del 29%. Una débacle seguita a un dato - anno su anno terminante, nel maggio scorso - che dava un calo del 13%. All'origine della perdita di volumi sui mercati esteri, hanno evidenziato i rappresentanti della filiera, un cocktail di fattori composto dal calo generalizzato dei consumi nei Paesi Ue, da un aumento della produzione in alcun mercati "obiettivo" e dall'embargo russo che perdura dal 2014.

“L'anno scorso - ha ricordato il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi - il 92% delle esportazioni italiane di pere è stato assorbito dal mercato Ue, con una quota del 40% destinata in Germania e del 15% in Francia, mentre solo l'8% ha varcato i confini Ue. Il 32% del totale è stato spedito in Libia (che comunque, a seguito dell'instabilità politica, dal 2014 ha ridotto gli acquisti del 70%, ndr), il 29% in Svizzera, l'8% in Albania, il 6% in Norvegia, il 5% in Canada, il 4% in Brasile.
“Negli ultimi dieci anni - ha sottolineato Salvi - mentre il Belgio ha incrementato le proprie esportazioni del 34%, l'Italia le ha ridotte del 16%". Per una possibile inversione di tendenza, e in attesa di nuove aperture che richiedono comunque accordi bilaterali a livello politico, il presidente di Fruitimprese ha indicato alcuni Paesi obiettivo verso i quali gli operatori italiani potrebbero già orientarsi: dal Sudafrica, all'India, dal Canada, agli Stati Uniti e Messico, fino al Brasile, Russia e Cina che attualmente importa da altri mercati solo 208mila tonnellate. Senza contare che ormai, grazie al calo dei noli marittimi, spedire via nave un container di pere costa meno che esportare su gomma dall'Italia verso la Germania”.

Paesi potenzialmente ricettivi ai prodotti ortofrutticoli italiani, ma - in alcuni casi - ancora chiusi a causa di barriere fitosanitarie imposte dai loro governi. "Questa è un'anomalia gravissima del nostro sistema europeo – ha detto Simona Rubbi, responsabile apertura nuovi mercati del Cso Italy - Ma nonostante le difficoltà stiamo lavorando su diversi fronti, in particolare sull'apertura del mercato cinese alle pere italiane. Dopo i risultati raggiunti con agrumi e kiwi, ci auguriamo di poter ripetere l'indispensabile gioco di squadra tra istituzioni e stakeholder, per arrivare nel più breve tempo possibile su questo importante mercato. Tra i Paesi europei, per ora, in Cina esportano pere solo Belgio e Paesi Bassi, che hanno chiuso da anni le trattative con le autorità di Pechino per l'abbattimento delle barriere non doganali”.



Come ha precisato Gianni Amidei, presidente di Oi Pera, il settore in Italia (primo produttore europeo e terzo al mondo dopo Stati Uniti e Cina) quest'anno registra una produzione di circa 735mila tonnellate (+8% in più rispetto al 2016) per un valore alla produzione di 600 milioni di euro. "La varietà Abate che ha registrato gli aumenti più consistenti, con oltre 320mila tonnellate (+10%), seconda la William con 160mila (+3%) e a seguire Conference con 61mila (+2%) e Kaiser con 41mila (+12%). Una produzione - ha detto Amidei - non eccedentaria, associata a una buona qualità dei frutti lascia ben sperare in un regolare svolgimento della stagione di commercializzazione, come indicato dai primi rilievi sull’andamento delle vendite”.

Se le esportazioni crollano, le vendite in Italia crescono ancora. Con un aumento dei consumi che, in base a elaborazioni di Cso Italy, nei primi otto mesi (tra gennaio e agosto) sono aumentati dell'1% rispetto allo stesso periodo 2016: a 236mila tonnellate, per un valore superiore a 425 milioni di euro. "Rispetto agli acquisti alimentari - ha spiegato Daria Lodi, del Cso Italy - i consumi di pere stanno attraversando una fase di grande trasformazione, grazie a stili di vita sempre più attenti a salute e benessere. E le pere in Italia sono tra i prodotti che più di altri stanno trainando la crescita degli acquisti di ortofrutta, dal 2014 a oggi, dopo un lungo periodo che ha visto gli acquisti al dettaglio delle famiglie diminuire".

"Nel 2016 - ha aggiunto Lodi - sono state acquistate in Italia oltre 400mila tonnellate di pere, il 5% in piu' rispetto all'anno precedente e il 31% in piu' rispetto al 2013. Ovviamente c'e' ancora molto da fare, soprattutto in considerazione di un indice di penetrazione  che non raggiunge il 90%, e di acquisti medi per famiglia che, nell'area tipica di produzione, tra Emilia Romagna e Veneto, si ferma a 14 chili l'anno".

La seconda edizione di Futurpera ha chiuso i battenti sabato 18 novembre. Dopo il cooking pear show, organizzato da Cso Italy in collaborazione con l’Istituto alberghiero Orio Vergani di Ferrara, è stato il momento di fare il bilancio. Decisamente positivo, visto che la seconda edizione di FuturPera ha registrato un netto 30% in più sia in termini di presenze che di aziende, generando un indotto economico per il territorio di oltre un milione di euro.
Una crescita importante per un evento “verticale”, che è diventato il punto di incontro dell’intero comparto, anche grazie all’altissimo grado di specializzazione e innovazione della proposta espositiva e convegnistica.


Albano Bergami, vicepresidente Oi Pera, Stefano Calderoni, presidente Futurpera, e Filippo Parisini

Grande soddisfazione è stata espressa dagli organizzatori, Oi Pera e Ferrara Fiere e Congressi. Due edizioni di successo che comporteranno, già dai prossimi giorni, una riflessione sulle strategie future da mettere in campo, come ha spiegato Filippo Parisini, presidente del polo fieristico ferrarese.

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