«Melagrane, la bilancia commerciale sorride»

Gallo (Op Agricor): «Ecco perché è importante scegliere il prodotto italiano»

«Melagrane, la bilancia commerciale sorride»
Il 2017 è stato l'anno del debutto sul mercato di Granrossa, la melagrana ionica di Peviani e Op Agricor coltivata in Calabria nella Piana di Sibari. Granrossa è il frutto di un percorso pluriennale di ricerca varietale, politiche di qualità e di branding che hanno portato le due realtà a condividere un percorso virtuoso che, nei prossimi tre anni, coinvolgerà 200 ettari di frutteti (clicca qui per approfondire).

“Negli ultimi quattro anni abbiamo testato diverse varietà per allungare il periodo di disponibilità del prodotto e avere così melagrane praticamente senza conservazione grazie a una programmazione oculata – spiega a Italiafruit News Natalino Gallo, presidente della Op Agricor – Per far questo ci siamo dovuti attrezzare, acquisire esperienza e dotarci di tecnologia: per offrire ai nostri clienti una lavorazione standardizzata e pezzature omogenee abbiamo scelto le soluzioni di Unitec, con cui abbiamo studiato una macchina ad alta tecnologia per la calibratura”.



Il clima ionico ben si adatta alla coltivazione di questo frutto. “Abbiamo ottenuto una buona colorazione sia all'interno che all'esterno – aggiunge l'imprenditore calabrese – Coltiviamo in maniera naturale, con mille difficoltà di tenuta del prodotto, ma non c'è nessun trattamento chimico. La melagrana è un frutto del benessere e ce ne stiamo accorgendo giorno dopo giorno”.



E la prova del mercato? “Dopo il test dello scorso anno in questa stagione abbiamo buoni riscontri – risponde Gallo – L'importante è centrare un giusto prezzo, sia per il produttore che per il consumatore, comunicando che le melagrane italiane sono un frutto salutare anche per la bilancia commerciale del nostro Paese: se l'Italia impegnava valuta per importarle da Turchia e Israele, ora ha sempre più disponibilità di prodotto nazionale, un prodotto di alta qualità, salutistico, controllato, proveniente da una filiera di legalità e derivante da tanti investimenti. E poi pensiamo all'aspetto sociale e occupazionale: per coltivare le melagrane serve tanta manodopera, ci sono sei o sette passaggi di potatura, la legatura, la raccolta, la lavorazione...".

"Noi  - prosegue Gallo – siamo orgogliosi di aver potuto dare lavoro con questa nuova coltivazione, su cui abbiamo impiegato tanti giovani collaboratori che si stanno formando in collaborazione con i tecnici israeliani. Stiamo costruendo una squadra professionale per sviluppare un mercato che non conoscevamo. Grazie a questo know-how e a un microclima eccezionale offriamo agli italiani un prodotto nazionale di grande qualità senza pesare sulla bilancia commerciale del Paese anzi, sviluppiamo l'economia e l'occupazione. Questi sì che sono buoni frutti”.

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