Cooperative agricole, ortofrutta ai vertici in Italia

Il settore genera 8,7 miliardi l'anno, un quarto del fatturato della cooperazione agroalimentare

Cooperative agricole, ortofrutta ai vertici in Italia
L'ortofrutta si conferma tra i maggiori settori cooperativi del nostro Paese con un fatturato di 8,7 miliardi di euro nel 2016, pari a circa il 25% del giro d'affari totale sviluppato dalle 4.703 cooperative agricole italiane (35 miliardi di euro). Il comparto della frutta e verdura, in particolare, è il secondo settore più importante in termini di fatturazione, dietro soltanto a quello delle carni fresche e trasformate che guida la classifica con 8,9 miliardi di euro. Questi sono solo alcuni dei dati salienti contenuti nel rapporto 2017 dell'Osservatorio della cooperazione agricola italiana, presentato ieri a Roma e sostenuto dall'Alleanza delle cooperative agroalimentari (Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare) e da Unicoop.

"Malgrado una diffusione - si legge nella parte dello studio dedicata all'ortofrutta - che vede le cooperative ortofrutticole associate presenti sull'intero territorio nazionale, con una prevalenza nel Sud del Paese (58%), è nelle regioni settentrionali che si concentra la quota predominante del fatturato (il 77% nel 2016)".



"La dimensione economica media delle aziende - prosegue il rapporto - si attesta nelle aree meridionali solamente a quota 2,7 milioni di euro per impresa, contro i 19,8 delle aree settentrionali. Indipendentemente dalla diversa localizzazione geografica, le cooperative ortofrutticole vantano però in media dimensioni pari a 8,5 milioni di euro, superiori alla media nazionale (7,4), impiegano 29 addetti e riuniscono nella propria base sociale 61 aderenti. Delle 1.030 cooperative associate, tuttavia, solamente 196 (19%) hanno una dimensione media superiore ai 7 milioni di euro di fatturato, pur concentrando l'88% del giro d'affari dell'intero settore ortofrutticolo".



Secondo i nuovi dati dell'Osservatorio, inoltre, le 25 maggiori cooperative del nostro settore hanno registrato un incremento dell'82% del giro d'affari durante il periodo 2006-2016, grazie anche al forte aumento della dimensione media delle aziende (+74 milioni di euro). In questi dieci anni, sono cresciute in modo significativo anche le retribuzioni lorde (+42%) e il valore aggiunto (+56%) delle top 25 cooperative ortofrutticole.





Lo studio ha sottolineato, in generale, il ruolo strategico che la cooperazione agroalimentare gioca nella valorizzazione del Made in Italy, tanto in Italia quanto sul mercato estero. Le imprese attive hanno infatti lavorato materie prime per il 74% di provenienza locale, per il 24% nazionale e solo per il 2% estera. "Questo è possibile grazie al forte legame che le imprese cooperative hanno con la propria base sociale di agricoltori - spiega Ersilia Di Tullio, responsabile cooperazione della società Nomisma che ha curato lo sviluppo dello studio - Oggi la quota prevalente degli approvvigionamenti di materia prima delle cooperative è costituita dai conferimenti dei propri soci, come evidenzia il grado di mutualità pari in media all'83%".

Nel complesso, il sistema nazionale delle cooperative agroalimentari, pur in presenza di un leggero calo dei soci produttori aderenti (-3%), registra una crescita sia del fatturato (+0,6%) che dell'occupazione (+0,9%, per un totale di 91.500 addetti di cui 29.928 del settore ortofrutta). Il giro d'affari pesa per il 23% del fatturato dell'alimentare italiano e le esportazioni valgono quasi 5 miliardi di euro (circa 1 miliardo per le 25 più importanti cooperative ortofrutticole), pari al 13% delle esportazioni agroalimentari. "Sono soddisfatto del quadro economico fotografato dal rapporto - commenta Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza delle cooperative agroalimentari - in particolare per il contributo importante che le cooperative stanno dando in termini di incremento delle vendite sui mercati internazionali".



Il rapporto 2017 ha dedicato un focus al tema della responsabilità sociale di impresa: il 56% del campione preso in esame dall'indagine ha messo in atto azioni virtuose a favore di un intenso coinvolgimento della base sociale nella governance dell'impresa. Particolarmente diffusi sono inoltre gli interventi a favore della sostenibilità ambientale, sostenuti dalle cooperative "avanzate" sia presso la base agricola di soci che nei propri impianti di trasformazione. Nel primo caso a prevalere sono le iniziative a sostegno dell'adozione in azienda di pratiche agricole a basso impiego di input chimici (39%) e i servizi a favore della raccolta e smaltimento dei rifiuti ordinari o speciali (32%). Di rilievo anche il coinvolgimento in iniziative a favore del risparmio energetico e idrico (rispettivamente 23% e 21%), e a tutela de benessere animale (18%) o della biodiversità (14%). Molto importanti sono anche le azioni a favore della comunità (sostegni ad eventi di natura culturale, iniziative di volontariato e beneficienza, attività legate allo sport, donazioni) e dei dipendenti (formazione, comunicazione, ecc.).

"Nel corso degli ultimi anni - conclude Mercuri - è progressivamente maturata nelle cooperative una sensibilità del ruolo che l'impresa riveste non solo come soggetto economico, ma come attore ad ampio raggio che, con le sue azioni e i suoi comportamenti, influenza dimensioni diverse e più ampie che coinvolgono la società e l'ambiente. I dati emersi dall'indagine confermano l'impegno crescente da parte delle cooperative in termini di analisi e di trasparenza del loro impatto sociale ed ambientale".

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