Limone, tutti lo vogliono

Crescono le superfici e aumentano i consumi. Ma attenzione al futuro

Limone, tutti lo vogliono
L'Italia è uno dei maggiori produttori di agrumi al mondo: l'annata 2014-15 si è chiusa con 148.157 ettari coltivati ed una produzione di 3,3 milioni di tonnellate (rapporto Usda, giugno 2015). Il comparto però sta attraversando una progressiva diminuzione delle superfici coltivate, a causa di diverse problematiche climatiche e fitopatologiche. Il limone però appare in controtendenza.  

L'Italia è oggi il secondo Paese europeo a produrre limoni dopo la Spagna. La sua destinazione principale è il mercato fresco. Nella stagione 2014-15 le importazioni hanno raggiunto oltre 126mila tonnellate, un 38% in più rispetto alla campagna precedente. Nella campagna 2014-15 l'Italia ha invece esportato 39.640 tonnellate di limoni, un calo dell'11% rispetto all'anno precedente, dovuto in particolare ai volumi limitati verso Germania (-25%) e la Grecia (-8,5%), destinazioni leader per il limone italiano che rappresentano rispettivamente il 30 e l'11% delle esportazioni totali.

Le tre principali regioni italiane che producono limoni sono Sicilia con 23.952 ettari, Calabria con 1.461 ettari e Campania con 1.156 ettari (Fonti dati Istat, 2011). Ma qual è il vero stato di salute del settore? AgroNotizie ha intervistato alcuni protagonisti del settore per rispondere a questa domanda.
 
Sicilia e limone Igp di Siracusa, binomio indissolubile
La Sicilia è il principale areale produttivo italiano con l'86% dei volumi totali. "Negli ultimi anni - spiega Fabio Moschella, presidente del Consorzio Igp Limone Siracusa - le superfici a limone sono in forte aumento, in controtendenza con il resto del comparto agrumicolo. Dal 2016 ad oggi, all'interno del nostro Consorzio, c'è stato un aumento di oltre 600 ettari, raggiungendo i circa 6mila ettari. Questa espansione è però cresciuta parallelamente all'interesse del consumatore, aprendo interessanti opportunità di mercato sia in Italia che all'estero. In modo particolare stiamo riscontrando la crescita di prodotto biologico e, in genere, per la qualità certificata. Attenzione però: si sta iniziando a coltivare anche in aree non vocate e questo potrebbe essere un problema nel medio-lungo periodo".

"Il marchio Igp è sicuramente una leva importante e nel futuro lo andremo a sviluppare ulteriormente, soprattutto per il mercato italiano. Questa stagione è partita più lentamente rispetto a quelle più recenti. I motivi sono principalmente tre: l'andamento climatico anomalo di quest'anno, la forte pressione del prodotto spagnolo e turco, l'allungamento produttivo del prodotto proveniente dall'Emisfero Sud".

L'Igp di Rocca imperiale simbolo della Calabria
Dopo la Sicilia c'è la Calabria. "A livello produttivo il 2017 - spiega Vincenzo Marino, presidente del Consorzio limone Igp Rocca Imperiale - sta registrando risultati molto positivi. Le superfici sono in aumento e crescono i giovani che si dedicano a questo agrume. A livello commerciale i prezzi sono sempre più competitivi, permettendo al frutticoltore di avere un buon reddito. Nel futuro dovremo rafforzare le attività di marketing e creare una fitta rete di soci produttori per avviare una costante commercializzazione sui mercati nazionali ed esteri. L'Igp per noi è stato molto importate perchè ci ha permesso di identificare i nostri limoni con la qualità. Così il consumatore è disposto ad acquistare il nostro prodotto ad un prezzo più alto rispetto al limone comune".

Limone di Amalfi, tra aggregazione e nuovi mercati
La Campania è la terza regione produttrice d'Italia. Qui l'Op Costieragrumi ha iniziato quest'anno un ambizioso programma di sviluppo industriale a lungo periodo basato su due punti: un processo di forte aggregazione e l'investimento di circa 7 milioni di euro per la realizzazione, in Costiera Amalfitana, del più grande impianto di trasformazione di limoni esistente in Italia. La struttura di quattromila metri quadrati troverà ubicazione presso la vecchia cartiera nella parte alta di Minori.

"A meno di un anno dal riconoscimento dell'Op da parte del Mipaaf - spiega Carlo De Riso, presidente dell'Op Costieragrumi - non nascondo la soddisfazione per i traguardi già raggiunti, nonostante lo scetticismo iniziale e le difficoltà incontrate. Voglio rimarcare l'importanza strategica di questa nuova unione, indispensabile per migliorare la produzione e qualità, nonché rendere più snella ed efficace la gestione dei limoneti. Attualmente le adesioni sono oltre 150 e molte altre richieste sono in attesa di essere esaminate. Tutti i soci che ne hanno fatto richiesta hanno ottenuto fondi per l'acquisto di piante di limoni e reti antigrandine. Proseguono gli investimenti sugli impianti di micro-irrigazione e sono stati distribuiti ammendanti biologici per stabilizzare il terreno, oltre ad un'assistenza tecnica agronomica a 360 gradi ed al riconoscimento di quote per gli interventi di potatura".

"Per quanto riguarda l'impianto - conclude De Riso - entrerà in funzione fra un anno e produrrà succo di limone congelato. In sostanza puntiamo ad aumentare il mercato alternativo alla Gdo più tradizionale. Anche per questo motivo stiamo espandendo gli areali di coltivazione, con un obiettivo del 30% in più già entro il 2019. L'annata 2017 è stata alquanto difficile. Le piante hanno subito danni ingenti, a causa del freddo invernale, della siccità estiva e degli incendi. Il calo previsto è di circa il 40%. L'andamento commerciale è buono, visto l'incremento dei consumi. Se però guardiamo al futuro è necessario fare una considerazione: da notizie pervenuteci le superfici coltivate a limone stanno aumentando del 30-40% in Italia. La legge di mercato inerente la domanda e l'offerta potrebbe portare ad una forte flessione dei prezzi. Ed è proprio per questo che stiamo organizzando un nuovo stabilimento, che diversifichi le varie commercializzazioni, aumentando il consumo anche nella trasformazione del prodotto".

Autore: Lorenzo Cricca 

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