Noce, bambù e goji al posto di pesche, mele e kiwi

Verona: la crisi delle colture tradizionali impone ai produttori nuove scelte su 17mila ettari

Noce, bambù e goji al posto di pesche, mele e kiwi
La frutticoltura tradizionale non rende più, insetti dannosi e malattie delle piante imperversano. Meglio puntare su altro. In provincia di Verona si contano 170mila ettari di superficie agricola, ma almeno un decimo dei terreni ha bisogno urgente di una riconversione dopo che i prezzi di molti prodotti sono scesi a capofitto e numerosi alberi di pesche, ciliegie e kiwi sono stati tagliati quale conseguenza del crollo della redditività. E’ quanto emerso dal recente convegno “Cambiare si può, a volte si deve-Un’idea per dare all’impresa agricola un indirizzo nuovo”, promosso da Confagricoltura Verona. A soffrire, in particolare, è l’alta pianura veronese, dal territorio villafranchese a Pescantina (dove l'estirpazione ha interessato in primis kiwi e pesche), per proseguire con Zevio, Buttapietra e Belfiore, fino al Basso Veronese dove la riconversione riguarda principalmente i seminativi. 

I produttori  veronesi guardano con interesse a nuove colture che stanno dando risultati incoraggianti come il bambù, la noce da frutto, le bacche di goji, i semi di chia, il melograno e persino la quinoa: con le loro proprietà organolettiche e nutritive stanno suscitando molto interesse da parte dei consumatori.

Tra le testimonianze portate al convegno, quella di Piero Spellini, di Villafranca di Verona: aveva una decina d’ettari coltivati a mele e pere che ha deciso di riconvertire. “Ci sono varietà, come la Golden, che non è più sostenibile fare qui: troppa la concorrenza delle mele della Val di Non”, ha detto. Ecco che, negli ultimi tempi, ha iniziato a espiantare i meli e sostituirli con piante di more.  “Avevo circa cinque ettari coltivati a kiwi a Valeggio Sul Mincio ma sono morti tutti”, il racconto del collega David Cattani, che ora sta valutando produzioni alternative.

“Per le nostre aziende agricole è sempre più difficile fare utile con le colture tradizionali - il commento di Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona -. L’imprenditore ha tre scelte: mollare, fare meglio quello che ha sempre fatto, oppure cambiare strada. Noi ci proponiamo di indagare quest’ultima opzione, che è la più rischiosa, la più difficile, ma a volte l’unica possibile”. 

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