«Non vogliamo diventare vigilantes dei sacchetti»

Prampolini (Fida): «Shopper portati da casa? Vi spiego l'assurdità della proposta»

«Non vogliamo diventare vigilantes dei sacchetti»
Quando la pezza - o presunta tale - è peggio del buco: l'ultima circolare del ministero della Salute sugli shopper ecobio per l'ortofrutta sfusa (clicca qui per leggere la notizia) almeno sulla carta può rendere la vita impossibile ai commercianti. I consumatori, infatti, hanno la possibilità di portare da casa i sacchetti - a patto che siano nuovi e conformi alle disposizioni di legge - ma i distributori devono controllare che gli shopper portati da casa rispondano a questi standard.
Ma i commercianti non vogliono diventare dei vigilantes della sportina monouso. E lo hanno ribadito ancora una volta con Donatella Prampolini Manzini, presidente della Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione (Fida) di Confcommercio-Imprese per l’Italia, e vicepresidente dell'associazione guidata da Carlo Sangalli.

"Non abbiamo intenzione di rimanere passivi nei confronti della recente circolare del ministero della Salute. La soluzione prospettata dal ministero è totalmente avulsa dalla realtà e non tiene minimamente conto delle dinamiche che avvengono all’interno di un esercizio commerciale", sottolinea l'imprenditrice che, su Facebook, ha pubblicato anche un video dove denuncia tutte le storture di questo provvedimento.


"Siccome chi ha scritto la circolare - spiega Donatella Prampolini Manzini - evidentemente non ha la minima idea di quello a cui ci riferiamo, vogliamo scriverlo in maniera semplice e chiara, con esempi concreti per rappresentare l’assurdità della proposta. Primo: i sacchetti biocompostabili utilizzati dagli esercizi commerciali sono ceduti ai consumatori sottocosto nella quasi totalità dei casi. Non si capisce quindi dove sarebbe la convenienza dei consumatori, visto che la circolare stessa impone le stesse caratteristiche ai sacchetti portati da casa. Secondo: la stragrande maggioranza dei negozi della media e grande distribuzione ha reparti ortofrutta self service; pertanto non c’è un operatore che potrebbe farsi carico di verificare l’idoneità dei sacchetti. Terzo: anche nel caso in cui i sacchetti fossero idonei, bisognerebbe contraddistinguerli con un simbolo o un’etichetta; diversamente i cassieri, che mai sono le stesse persone che operano nel reparto ortofrutta, non saprebbero come fare a riconoscere i sacchetti portati da casa. Quarto: nelle bilance è stato preimpostato il costo del sacchetto, per cui occorrerebbe stornare manualmente in cassa ogni sacchetto, sempre che si sia risolto il problema di riconoscerli. Quinto: c’è il problema della tara, che è rinviato ad un altro ministero, ma che non è risolvibile, perché, come detto prima, i reparti sono ormai quasi tutti a libero servizio, pertanto è improponibile dover mettere un addetto per assolvere a questo compito".

Commercianti e distributori chiedono al governo un incontro immediato per arrivare a una soluzione ragionevole e condivisa. "Una strada percorribile e che metta fine a questa continua agonia dei sacchetti - conclude la presidente di Fida - che ogni volta in cui si placa, viene rinfocolata da soluzioni che hanno il solo effetto di creare confusione".

Copyright 2018 Italiafruit News