Pomodoro da industria, resa e qualità con i biofertilizzanti

Ecco i risultati delle prove in campo dell'Università di Modena e Reggio-Emilia

Pomodoro da industria, resa e qualità con i biofertilizzanti
Aumentare in maniera sensibile le rese del pomodoro da industria biologico, mantenendo costante il grado Brix, attraverso l'impiego di fertilizzanti a base di digestato solido proveniente da impianti da biogas. L'Università di Modena e Reggio-Emilia è riuscita a perseguire questa sfida di economia circolare, sperimentando l'applicazione di due innovativi concimi organici e organo-minerali (un pellet e un granulare) sulle coltivazioni biologiche del Nord Italia.

Dice il ricercatore dell'Unimore Domenico Ronga: "Il primo anno di sperimentazione dei nostri nuovi fertilizzanti, in fase di brevettazione, ha dato risultati incoraggianti. Sono due gli aspetti più significativi. Le rese per ettaro da una parte sono aumentate del 30-40% rispetto alla medie di produttività, arrivando a circa 120-130 tonnellate/ha, e, dall'altra, non abbiamo riscontrato una riduzione della concentrazione zuccherina dei frutti così come di altri parametri di qualità".

"Inoltre - prosegue Ronga - i nostri nuovi biofertilizzanti sono riusciti a sincronizzare la mineralizzazione degli elementi nutritivi con la richiesta di sostanze da parte delle piante, in modo particolare per l'azoto. Un terzo effetto - aggiunge - è il miglioramento della ritenzione idrica dei suoli, molto importante per migliorare l'efficienza d'uso dell'acqua".

L'attività sperimentale dell'Unimore sta proseguendo in questa campagna, in modo da valutare la risposta dei due prodotti in condizioni spaziali e climatiche differenti. "Per poter disporre di risultati concreti - conclude il ricercatore - è necessario fare almeno un altro anno di prove. I fertilizzanti sono stati interrati 7-10 giorni prima del trapianto seguendo un piano di concimazione che ha tenuto in considerazione le dotazioni del terreno e le richieste della coltura".
 
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